La Biennale d’Arte tenutasi a Montecarlo nel Principato di Monaco, presso il lussuoso Hotel de Paris, dal 27 febbraio al 3 marzo del 2014 ha avuto modo di esporre il mondo artistico in una vetrina internazionale dove l’arte entra in una dimensione parallela: quella di una “città simbolo di lusso e prestigio“, punto focale del mercato su cui mirano gli artisti per confrontarsi con una realtà fuori dagli schemi.
Gli artisti selezionati da ArtExpò Gallery hanno esposto le loro opere, ognuno di essi, cercando di comunicare qualcosa, sia attraverso il colore come Daniela Grifoni che tramite la forma (Andrea Recchia Rizzardi). Dai cavalli con la caratteristica “Spaccatura” del Maestro Rott (Luigi Rottonara) al superamento della bidimensionalita Marco Carletto che inserendo motivi spazialistici va oltre la tela, OLTRE L’ARTE.
L’esposizione è come un tessuto che ha la funzione di raccogliere in un unico luogo opere d’arte di diversi artisti e diverse nazionalità, permettendo allo stesso tempo un confronto non solo con il pubblico, ma anche tra le diverse tecniche. Scorgere il quadro con cui si identifica il collezionista sin dal primo istante significa riappropriarsi dei contenuti, del concetto oppure del pensiero dell’artista e riconoscerne il valore, anche quello tecnico.
Le onoreficenze sono state consegnate dai critici presenti: Jean Charles Spina, Monique Thibaudin, Francesco Chetta editore di Artecollezionismo, Mariarosaria Belgiovine titolare di ArtExpò Gallery ed il direttore di Biancoscuro Vincenzo Chetta. Ospite d’onore assente “giustificato” ma presente con il suo spirito e con la sua “Dolly” il nizzardo Patrick Moya.
Da spettatore il pubblico di Montecarlo ha avuto l’opportunità di entrare in una sorta di tessuto figurativo artistico e policromico, trovando la propria intimità con ciò che si guarda, provando le proprie emozioni di fronte a l’opera di seguito compresa, desiderata e infine magari acquistata. Non importa la tecnica che realizza l’arte, importa che l’arte realizzata comunichi qualcosa, tutto questo perché persino l’ultimo degli oggetti può essere un’opera d’arte (se include un messaggio). Bisogna solo imparare a vedere l’invisibile nel visibile, e forse si potrà comprendere perché l’artista ha bisogno dell’arte e l’arte degli artisti.
(Oxana Albot)