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Street Art – Banksy & CO. Bologna: una delle principali città dell’Urban Art e del Graffiti writing

⏰ lettura 4 min.

Dran - Art of Buffing 2010, matita, tempera e spray su carta incollata su tela, 50x61 cm. Collezione Jacques et Thierry, Parigi ©
Dran – Art of Buffing
2010, matita, tempera e spray su carta incollata su tela, 50×61 cm. Collezione Jacques et Thierry, Parigi ©

Dalla fine degli anni Sessanta poniamo sotto l’etichetta di “street art” diverse forme di arte pubblica indipendente che, riprendendo i codici della cultura pop e del graffittismo, utilizzano il dialogo tra la strada e il web per dare vita a forme decisamente innovative. Il fenomeno socio-culturale del graffitismo urbano ha guadagnato una rilevanza unica nel panorama della creatività contemporanea: le opere di artisti come Banksy hanno invaso le maggiori città del mondo, e dagli anni Ottanta a oggi la stessa Bologna si è affermata come punto di riferimento per molti artisti (Cuoghi Corsello, Blu, Dado e Rusty) che hanno scelto proprio la città Felsina per lasciare il loro segno sui muri. Dal 18 marzo questa forma d’arte è raccontata nella sua evoluzione, interezza e spettacolarità nelle sale di Palazzo Pepoli, sede del Museo della Storia di Bologna, con una grande mostra intitolata “Street Art – Banksy & Co.” . Prodotta e organizzata da Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Genus Bononiae. Musei nella città e Arthemisia Group, curata da Luca Ciancabilla, Christian Omodeo e Sean Corcoran, intende spiegare il valore culturale e l’interesse artistico della street art. Il progetto nasce dalla volontà del Professor Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae, e di un gruppo di esperti nel campo della street art e del restauro con l’obiettivo di avviare una riflessione sui principi e sulle modalità della salvaguardia e conservazione di queste forme d’arte. Il progetto di “strappo” e restauro, una sperimentazione condotta dal Laboratorio di Restauro, Camillo Tarozzi, Marco Pasqualicchio e Nicola Giordani su alcuni muri bolognesi di Blu (uno dei dieci street artists migliori al mondo come riporta una classifica del The Guardian), quali il grande murale delle ex Officine di Casaralta (Senza titolo, 2006) e il murale della facciata delle ex Officine Cevolani (Senza titolo, 2003) destinati altrimenti alla demolizione, è parso come un’occasione propizia per una mostra che vuole contribuire all’attuale dibattito internazionale: da anni, infatti, la comunità scientifica pone l’attenzione sul problema della salvaguardia di queste testimonianze dell’arte contemporanea e della loro eventuale e possibile “musealizzazione” a discapito dell’originaria collocazione, ma a favore della loro conservazione e trasmissione ai posteri.

Sotto: Steye Raviez - Amsterdam de Jaren 70 1983, fotografia Dutch Graffiti library, Amsterdam ©
Sotto: Steye Raviez – Amsterdam de Jaren 70
1983, fotografia
Dutch Graffiti library, Amsterdam ©

Blu non ha sicuramente accettato certi aspetti di questa idea di “musealizzare” la Street Art, ed ha reso noto il suo dissenso con un’azione di denuncia, coprendo di grigio molti dei suoi capolavori, eliminando così la possibilità di toglierli dal loro contesto e “commercializzarli”. 

Il percorso espositivo si articola in tre tematiche: la “Città dipinta”, la “Città scritta”, la “Città trasformata”. Le tre zone esplicano il concetto di Città come luogo di dinamiche sociali e culturali, ma, in parallelo, il visitatore potrà scoprire anche le diverse modalità con cui queste pratiche artistiche urbane sono state archiviate e storicizzate. In Città dipinta troviamo una retrospettiva sul lavoro di tre rappresentanti fondamentali della street art degli anni 2000: Banksy, di Bristol (n.d.r. per lo meno questo si pensa, l’artista vive nel completo anonimato, in molti cercano di triangolare geolocalizzazioni e avvistamenti di sue opere per scoprire la sua vera idendità.), artista inglese le cui opere sono spesso a sfondo satirico e riguardano argomenti come la politica, la cultura e l’etica. I suoi stencils sono comparse proprio a Bristol e nelle maggiori capitali europee e americane, non solo sui muri delle strade, ma anche nei posti più impensabili come le gabbie dello zoo di Barcellona. Sono i suoi famosi “Rats” i protagonisti della prima parte di questa sezione, accanto a opere come “Love is in the air” e “Girl with gas mask”; Blu è lo pseudonimo di un artista di Senigallia, considerato tra i migliori street artists al mondo. A lui è dedicata un’intera sala con i video prodotti negli anni 2000 e raccolti nel dvd Sketch Notebook. A partire dal 2001 le sue opere coprono superfici pittoriche gigantesche: i suoi soggetti sono figure di umanoidi dai connotati sarcastici o talvolta drammatici; Os Gemeos sono due gemelli nati nel 1974 a San Paolo in Brasile dove hanno cominciato a dipingere graffiti dal 1987 influenzando questa tipologia d’arte e contribuendo a definire uno stile del Brasile. Il loro lavoro presenta spesso personaggi dalla pelle gialla e i soggetti spaziano da ritratti di famiglia, al sociale, alle politiche di San Paolo e al folklore brasiliano. La sezione Città scritta s’ispira alle ricerche fondamentali di Armando Petrucci, filologo, paleografo e medievista, sulle diverse forme di scrittura nello spazio pubblico tra XI e XX secolo come rilettura storiografica della tag,  la firma del writer realizzata con spray. Una collezione di opere e autentici “strappi” di muri delle città mettono in scena le diverse forme di graffitismo e writing.

La Città trasformata è una vista ravvicinata sulla New York del 1980, una mostra dentro la mostra che presenta nella sua interezza la collezione donata nel 1994 dal pittore statunitense Martin Wong al Museo della Città di New York, che giunge per la prima volta in Italia. “City as Canvas: Graffiti Art from the Martin Wong Collection”, a cura di Sean Corcoran curatore di stampe e fotografie del Museo, la sezione pone a confronto l’arte dei graffiti di quel decennio e artisti come Keith Haring, John Fekner e Don Leitch, che crearono un ponte tra l’estetica della strada e l’arte contemporanea. Grazie a questo omaggio a New York e alla cultura artistica statunitense pensato dal curatore, si potranno ammirare lavori su tela, carta, sketch firmati dai più grandi street artists statunitensi come Rammellzee, Christopher “Daze” Ellis, Futura, Keith Haring, LA II, Lady Pink, e Lee Quiñones. Un evento da non perdere, consigliato soprattutto a chi storce sempre un po’ il naso quando si trova davanti quest’Arte, senza riconoscerla come tale per pregiudizio. La Street Art è una realtà con una lunga storia alle spalle, è quella parte di Arte che non si arrende e continua a lottare.

STREET ART
Banksy & CO.
18 marzo 2016 - 26 giugno 2016
Palazzo Pepoli - Museo della Storia
Bologna
INFO
T. +39 051 7168808
Lunedì 14.30-20.00
da martedì a domenica 10.00-20.00
venerdì 10.00-22.00
A destra: Banksy- Heavy weaponry 2002, stencil e spray su cartello stradale, 74x50 cm. Collezione Reinking, Amburgo ©
A destra: Banksy- Heavy weaponry
2002, stencil e spray su cartello stradale, 74×50 cm. Collezione Reinking, Amburgo ©
 

 

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