Mostra di pittura di Angelo Molinari
Arrivo all’inaugurazione della mostra personale di pittura di Angelo Molinari e, Spazio Hus è colmo di persone, letteralmente devo fendere la folla per passare, per poter “vedere” e “toccare”, si toccare, le opere esposte. Perché toccare, cosa che di norma è vietatissimo fare, e se solo ti azzardi vieni incenerito con lo sguardo, qui invece è possibile. Le opere esposte sono su supporto trasparente (PVC), sono di grande formato, che variano dai 204×100 cm ai 100×240 cm, e le pennellate ti avvolgono istantaneamente. Mi lascio trasportare dalla cromia di colori, rosso, arancione, verde, nero, bianco i quali assumono una connotazione scintillante, anche il nero, con le manipolazioni fatte applicando del collage, diventa scintillante, anzi, ti attira quasi ipnoticamente. Le campiture di colore non sono piatte, sono grandi pennellate ampie, su doppio strato di PVC, che tendono poi a ridursi per poi tornare a farsi primedonne. La possibilità di esplorazione data dal supporto trasparente è molto ampia, Angelo “gioca” letteralmente con i colori che a differenza degli esordi, colori all’acquarello prima, colori ad olio diluiti adesso, gli permettono un continuo alternare di pennellate lunghe intervallate da pennellate brevi e le trasparenze che si intravedono, sono il risultato voluto di questo suo gesto pittorico.
Questo modo di interpretare il supporto, non le solite carte o tela, sebbene lo stesso Molinari ci tenga a precisare che il suo “amore” siano le carte, è differente, interessante, totalmente privo di regole, sembra davvero un gioco, il gioco serio dell’Arte. I richiami a pittori precedenti a Molinari sono inevitabili, penso a Vedova, importante protagonista di punta dell’informale italiano, ma penso che nonostante Molinari possa avere attinto da Vedova, Angelo sia diverso: poliedrico, trasformista e per questo lo si possa considerare degno erede di colui che fu definito “anima liquida” per eccellenza. Ecco, Angelo è proprio questo, un’anima liquida che non si lascia contenere, non si riesce a fermare, qualsiasi tipo di supporto utilizzi, tutt’altro, riesce a riempire gli spazi vuoti che vuoti non sono, utilizzando altri colori a sostegno della sua idea originaria. La liquidità nel gesto pittorico di Molinari è il suo carattere distintivo, le sue pennellate sono un viaggio onirico e surreale, in un mondo che trascende il nostro essere terreni, per arrivare a portarci là dove la nostra immaginazione si ferma.
In mostra sono esposte sette opere, di grandi dimensioni, più che opere in sè delle installazioni, dove il materiale trasparente utilizzato è giocoforza la punta di diamante per creare delle illusioni, dei volteggi, delle pirouettes danzanti. Ecco, Molinari ci fa danzare ed in pittura non è facile trasportare il fruitore in una dimensione che non sia quella classica, frontale, didattica, dove necessariamente il paragone con un precedente autore è doveroso. Molinari è come se ti chiedesse di guardare i suoi dipinti chiudendo gli occhi, quindi di immaginare. Sebbene abbia avuto come maestro Omar Galliani la sua pittura è completamente differente, Molinari ama sperimentare tutte le superfici, compreso il cartone, tutte utilizzate per rendere il suo tratto “liquido” a differenza di Galliani che esegue per lo più disegni eseguiti a grafite, talvolta con l’aggiunta del colore rosso, ed utilizzando la tecnica dello spolvero richiamando la pittura rinascimentale. Parlando con Molinari emerge immediatamente l’amore per l’Oriente, Cina e Giappone soprattutto, e questo spiega l’utilizzo di pennelli orientali per le sue pennellate infinite che sembrano un segno unico senza fine, dove non è essenziale il segno geometrico e grafico, tipico delle grafie orientali, bensì il contrario, pennellate che lasciano presagire, anche quando improvvisamente si interrompono, una continuità. Una geometria che poi geometria non è, anzi, è un lasciare scivolare il pennello fino a che il gesto è compiuto: questa è la bellezza della pittura di Angelo Molinari.
I titoli delle opere sono altrettanto sorprendenti, ripresi dalla letteratura, in particolare da Fenoglio ne “Il Partigiano Johnny”. Titoli che, applicati alle opere, diventano essi stessi opera all’interno dell’opera, un senza fine, un infinito che anche cambiando colore e tipo di pennellata, continua, si moltiplica, una sorta di conversazione tra artista e spettatore.
Anche lo spazio dove le opere sono in mostra, Spazio Hus, è la location più adatta a fare da contraltare ai dipinti di Molinari. La scelta di esporre in uno spazio non istituzionale è altamente apprezzata e apprezzabile, lo spazio avvolge con i suoi toni caldi le opere di Molinari rendendole ancora più vive, esaltandone i colori e le atmosfere poetiche di Angelo.
La mostra “In principio era il gesto” di Angelo Molinari a cura di Elisabetta Longari sarà visibile dal 2 al 11 Gennaio 2020 presso Spazio Hus, Via San Fermo, 19 20121 Milano. Orari: Lunedì 15.00 – 19.30 da martedì a venerdì 10.30 – 13.30 e 15.30 – 19.30