Parola d’ordine: “prudenza”. Le grandi fiere d’arte non si sbilanciano e posticipano le loro edizioni in tempi più sicuri, traslando in “edizioni virtuali”.
Gli organizzatori di eventi artistici, travolti in pieno dalla pandemia, sanno che la battaglia è ancora lunga, comprendono che nuovi comportamenti e abitudini stanno entrando in scena e si comportano di conseguenza, con buoni risultati. Ad esempio, la Viewing Rooms di Art Basel ha totalizzato oltre 230.000 visitatori tra collezionisti, galleristi ed appassionati, esponendo circa 4.000 opere, con notevoli successi nelle vendite.
Il modello di Art Basel è stato di ispirazione al Miart: a settembre infatti si terrà l’edizione digitale. Sono curioso di vedere come sarà sviluppata la piattaforma, quella di Art Basel nella sua semplicità estetica racchiude un’elevata raffinatezza di programmazione, Miart sarà all’altezza delle aspettative? Osservando tutto questo, quello che salta all’occhio è il cambio di passo; le fiere del futuro daranno meno spazio alla spettacolarizzazione dell’arte e punteranno di più sulla vendita, ci sarà un cambio generazionale (cambiamento finora latente che sta accelerando), e si modificherà dunque il comportamento del collezionista medio, sempre più giovane e tecnologico.
Proprio come nell’e-commerce, il mondo dell’arte avrà bisogno di una parte virtuale ben integrata alla parte espositiva reale: il collezionista utilizza sempre più il web ed i social per trovare informazioni e spuntare il miglior prezzo. Sul web i “numeri” sono immediati, l’interessato lascia facilmente il “contatto” e di conseguenza il lavoro successivo è meramente commerciale, si evita così la noiosa visione di chi va in fiera per passatempo o per chiedere se “c’è qualcosa in regalo” (per fortuna le fiere d’arte sono poco afflitte da questo problema, ma talvolta qualche personaggio tipico si palesa), e questo, insieme alla pandemia, sta influenzando pesantemente il mercato.
Io faccio parte della nuova generazione, lo si capisce bene dalle mie parole, sono sempre stato “pro digital”, ma ci tengo a ribadire che le fiere fisiche sono fondamentali perché permettono la visione dal vivo dell’oggetto d’arte: quel calore umano che nessuna realtà virtuale potrà mai sostituire, ma i cambiamenti sono inevitabili, bisogna sapersi adattare al mutare dei tempi, bisogna diversificare e saper integrare il reale con il virtuale, in una realtà aumentata.
Buona lettura.
Vincenzo Chetta
Direttore
BIANCOSCURO Art Magazine