Le parole, partendo da questa “parola latina” espone a Torino l’artista Silvia Beccaria, nella collettiva che si titola appunto Verba, dal 3 Dicembre 2020 al 23 Gennaio 2021 presso la Galleria Riccardo Costantini Contemporary.
Silvia è in buona compagnia, affiancata dai maestri dell’arte concettuale del ‘900 come Agnetti, Acconci, Paolini tra alcuni ed altri più contemporanei come Ponzio, Fresia e Colosimo. Tutti uniti dalla stessa matrice cioè le parole, utilizzando ciascuno medium differenti. Silvia Beccaria per questa mostra, ha deciso di proporre una installazione dal titolo “Unfildivoce”, con tecnica mista in nylon, carta e seta artificiale ricamata e intrecciata. Proprio l’intreccio é la peculiarità di Silvia, la quale riesce, con grande manualità, a scrivere parole che appartengono ad un canto del passato ed al lavoro fatto dalle donne che faticavano in una filanda.
Il filo rosso è il giusto legame per unire in modo indissolubile la sua opera, la quale ci appare svelandosi lentamente ai nostri occhi e viene ad indicarci che, proprio, il colore rosso rappresenta il significato, non solo delle donne lavoratrici in filanda, ma il colore della non violenza contro le donne, tutte.
La materia, impalpabile, utilizzata dall’artista ci trasporta in un mondo lontano, non solo storicamente, ormai le filande sono pressoché un ricordo, ma ci avvolge e ci abbraccia. In questo abbraccio riusciamo a leggere le parole scritte da Silvia, questa canzone cantata dalle donne al lavoro, un canto plurale di voci, un coro che si innalza e ci esorta a non dimenticare.
In realtà “Unfildivoce” è molto di più del filo che ha tessuto le parole, è la volontà di fare si che il suono del canto giunga a noi in modo chiaro e distinto.
Silvia intreccia mondi, persone, lavori, sguardi che possiamo immaginare, mani che possiamo vedere mentre lavorano, sforzi che possiamo intendere risultare pesanti. La sua installazione è un monito per tutti.
Ben conscia, come diceva Marshall McLuhan “The medium is the message “, in italiano il medium è il messaggio, Silvia Beccaria intreccia e quindi scrive e descrive, utilizza il filo, l’ago e la seta come la carta e la penna, il pennello lo immaginiamo nell’ago e ci meraviglia un’azione che, se fatta davanti ai nostri occhi, sarebbe una performance.
L’installazione è la realtà compiuta, la vita e la morte, il passato ed il futuro.
Silvia Beccaria ha una poetica intensa, sebbene l’opera possa apparire delicata per via dei materiali utilizzati, in realtà ha una potenza di pensiero enorme, le sue parole volano, i suoi intrecci germogliano.
Non ci si stanca ad ammirare la sua installazione, e leggendo e rileggendo la canzone ricamata, ci rendiamo conto della capacità altissima dell’artista di saper con maestria coniugare in un mix perfetto i materiali utilizzati, rendendo la sua opera di difficile esecuzione, ancora più imponente.
Silvia ha dato vita ad un gigantesco insieme, che trascende il tutto, che non è solo canto, parole, ricordi è molto di più, è un linguaggio differente, che comprende tutti noi. Se Agnetti è il maestro del concettuale per eccellenza utilizzando assiomi, concetti opposti ma rigorosi, intraprendendo una analisi dell’estensione linguistica così come le contraddizioni della stessa, Silvia Beccaria riesce ad andare anch’essa oltre il suo stesso linguaggio, dando plurali vie di interpretazione, lasciando al fruitore la scelta, la possibilità di accedere al suo mondo di parole.
La sintesi linguistica di Silvia Beccaria è la sua cifra stilistica, l’installazione presentata, è il suo modo di fare ed intendere l’Arte e a noi piace particolarmente confrontarla con un grande artista come Agnetti del quale non ha niente da invidiare, anzi tutt’altro.
Unfilodivoce è l’Opera. Claudia Migliore Galleria Riccardo Costantini Contemporary Via Giolitti, 51 – 10123 - Torino Inaugurazione dal 3 al 6 dicembre 2020 3, 4, 5 dicembre dalle 11:00 alle 20, 6 dicembre dalle 11 alle 18:00