A dieci anni dalla sua scomparsa, la sua arte continua a far sognare… Le sue opere, realizzate con il suo stile distintivo e a dimensioni monumentali, sono una riflessione sulla precarietà dell’essere umano: stiamo parlando di Igor Mitoraj (Oederan, Germania, 1944 – Parigi, 2014), una delle figure più importanti del panorama mondiale dell’arte della seconda metà del Novecento.
Il progetto espositivo “Lo Sguardo – Humanitas – Physis” è curato da Luca Pizzi e comprende ventisette opere monumentali accolte nei suggestivi spazi dell’area Archeologica Neapolis di Siracusa, a cui si aggiungono altre due imponenti sculture collocate ad Ortigia (Siracusa) e nel Parco dell’Etna (Catania).
Le sculture di Mitoraj hanno un potere magico: si connettono in modo profondo con i luoghi in cui sono esposte. Questo processo creativo è guidato da un’idea di “Humanitas”, ovvero la virtù dell’umanità e lo stato di civiltà; le sue opere infatti ci ricordano i valori etici e la visione dell’uomo nella società civile.
Ma c’è anche un altro elemento chiave: la “Physis”, la natura per i greci. Le sculture di Mitoraj ci riportano alla dimensione universale del divenire del mondo, verso una nuova civiltà. Ci invitano a recuperare le radici e i significati profondi della convivenza tra gli uomini e il rispetto di Madre Natura. Attraverso lo sguardo, ci guidano in un processo continuo di trasformazione e rigenerazione. Questo processo ricompone il perfetto accordo con la vitalità incessante degli elementi primordiali della natura: fuoco, acqua, terra e aria.
Questa grande esposizione, in un momento così critico per l’umanità tutta, supera la bellezza puramente estetica dell’arte e dei monumenti, proiettando il visitatore dalla dimensione atemporale delle meraviglie che ammira verso una nuova contemporaneità.
Abbiamo avuto il piacere di poter incontrare Luca Pizzi, assistente storico del Maestro e adesso socio dell’Atelier Mitoraj, per avere qualche dettaglio in più sulla mostra realizzata a 10 anni dall’anniversario della sua scomparsa, in splendide e suggestive location fra Parco della Neapolis, Ortigia e Etna.
Vincenzo Chetta: Buongiorno Luca e grazie di averci accolto, è sempre un piacere poter parlare con te…
Luca Pizzi: Buongiorno Vincenzo e grazie a te di essere qui.
V.C.: Luca, questa mostra è meravigliosa, lascia senza fiato, la location e la collocazione delle opere denotano un sapiente studio ed una pianificazione che ha pensato a tutto…
L.P.: Il legame tra Mitoraj, le sue opere ed i luoghi archetipici della Sicilia è oramai consolidato da un percorso progettuale e culturale decennale. Più volte sono state esposte queste sculture e per questa ragione, quando inizialmente mi fu avanzata la proposta, rimasi titubante nell’immaginare una nuova e ulteriore mostra del Maestro in Sicilia. Il rischio di riaprire forzatamente un racconto forse concluso era reale.
Dopo aver fatto il primo sopralluogo nel Parco Archeologico della Neapolis, tuttavia, capii subito che vi erano condizioni straordinarie per realizzare un progetto culturale epocale, allestendo una mostra unica e differente: si sarebbe chiuso così, idealmente e potentemente, un percorso espositivo iniziato nel 2007 a Palermo in occasione della mostra all’interno del Loggiato San Bartolomeo; continuato nel 2011 ad Agrigento nella Valle dei Templi, e poi nel 2019/2020 a Noto fino alla mostra realizzata a Piazza Armerina e alla Villa Romana del Casale nel 2020/2021.
V.C.: Non c’è dubbio Luca, con questa mostra hai colto nel segno! Molto suggestiva l’opera “Ikaria Grande” che abbiamo il piacere di ospitare in copertina, posizionata nello spazio pubblico antistante al Castello Maniace, ad Ortigia con lo sguardo verso il mare, così come “Teseo screpolato”, collocata sul versante sud-est dell’Etna, a 1700 metri di quota, incastonata in un’ampia visuale che spazia dalla sommità del vulcano al mare Jonio nelle vicinanze dell’ingresso alla pista altomontana. Pensare un progetto espositivo e renderlo fattibile è frutto di un lungo e laborioso studio di trasporto ed un complesso lavoro di installazione, parlaci di come hai coordinato i lavori…
L.P.: Mi piace il termine “avere colto nel segno” speriamo che questa mostra lasci tanti buoni segni all’interno dei visitatori. Spero che il bello, il buono ed il positivo che abbiamo costruito con questa installazione, abbiano il sopravvento sulle negatività di questo periodo.
Allestire una mostra come questa, seguendo un percorso espositivo e narrativo costruito a seguito di numerosi sopralluoghi, ha richiesto uno scrupoloso studio approfondito delle aree espositive e della loro storia. La maggior parte di questi luoghi storici e naturalistici, sono stati pensati e costruiti in antichità dall’uomo per le necessità di quel momento, inoltre, oggi questi luoghi sono vincolati da molte restrizioni per la loro tutela e conservazione, limitandone gli accessi. A seguito di tutto questo, posizionare opere monumentali e con pesi importanti in luoghi così delicati e con accessi molto limitati ha richiesto l’intervento di mezzi specifici in grado di poterle movimentare senza recare danno. Questa delicata operazione ha coinvolto una squadra di circa venti persone specializzate per una durata di circa un mese, tutti professionisti nel loro settore, da restauratori, archeologi, autotrasportatori di mezzi pesanti e di gru, addetti alla sicurezza, ed alcuni responsabili della soprintendenza e della regione Sicilia. Considerate che per fare arrivare le sculture dalla sede dell’Atelier Mitoraj di Pietrasanta alla Sicilia sono stati impiegati nove camion bilici.
Tornando al progetto espositivo, volevo dirvi che trovare il luogo giusto sull’Etna che rispettasse quello che avevo in mente, mi ha obbligato a salire su quella montagna viva, magica e incredibilmente bella molte volte. Ancora oggi, quando scendo in Sicilia, sono attratto dal suo magnetismo, devo per forza salirci. Volevo che quel luogo fosse puro, non doveva essere contaminato da strutture e da un eccessivo traffico di turisti, doveva avere i crateri sommitali del vulcano alle spalle dell’opera, la speranza era che un’eruzione potesse rendere quell’installazione una cosa ancor più unica nel suo genere “una scultura che nasce da una fusione, dove la fusione regna doveva stare”, ma allo stesso tempo da quel luogo si doveva vedere all’orizzonte l’altra opera esposta ad Ortigia a ridosso del mare. In questo viaggio di sguardi era altrettanto importante coinvolgere un altro luogo, il parco archeologico della Neapolis, dove altre ventisette sculture, dovevano chiudere un percorso espositivo che si affidava alla Natura, alla Bellezza e al Mistero. Per questa mostra articolata in tre luoghi simbolo della Sicilia, ho deciso di collocare le opere del Maestro cercando di inserirle e contestualizzarle al meglio, facendo riferimento ai quattro elementi “Terra-Fuoco-Acqua-Aria” che solo questa regione mi poteva consegnare con tanta potenza ancestrale.
V.C.: Cosa aggiungere… la contestualizzazione dei 4 elementi è riuscita perfettamente! È evidente a tutti che le opere del maestro sono caratterizzate dalla “fragilità” e “precarietà”, ma c’è un segreto velato nelle sue opere…
L.P.: Le sculture che il Maestro Mitoraj ci ha lasciato a disposizione sono molte e di diversi materiali e dimensioni. La sua creazione artistica si è ispirata alla cultura classica, al frammento scultoreo, realizzando sculture malinconiche, vestite di sole bende, con inserimenti di piccole nicchie che ospitano elementi che rappresentano quelle memorie e quelle persone care e che ognuno di noi porta dentro di sé. Differenti, poi, sono le opere screpolate volte a rappresentare un disagio e una fragilità umana sempre più presente in questa società. Tante volte mi ha detto mentre lavoravamo che “non dovevamo cercare la perfezione, noi dovevamo cercare il bello”. Nelle sue opere c’è in effetti la ricerca ossessiva di una bellezza armonica e di una narrazione affidata alla materia, abito compiuto dell’opera. Sicuramente è quest’ansia narrativa che lo rende il più antico degli artisti contemporanei.
V.C.: Nato in Polonia, vissuto in Francia, si è poi stabilito a Pietrasanta negli anni ‘80 innamorandosi dell’Italia ed in particolar modo della Sicilia…
L.P.: Se oggi sono a parlarvi di questa mostra è perché anche io ho fatto parte di questa bellissima realtà che mi ha permesso di affiancare il Maestro Mitoraj per ventitré lunghissimi, indimenticabili, anni, come suo assistente fino alla sua morte, e ritrovandomi oggi alla direzione artistica del suo patrimonio. Questo lungo tempo accanto a lui mi ha lasciato una smisurata eredità concretissima ma invisibile: un formidabile viaggio sfaccettato di emozioni, intuizioni, passione, gioia, nostalgia e malinconia che in qualche modo spero possa lasciare impronta lucente di sé in questa indimenticabile mostra”.
V.C.: Quali sono i prossimi progetti che l’Atelier Mitoraj ha nel prossimo futuro?
L.P.: Progetti ne avremmo… stiamo lavorando per tornare al nord Italia dove Mitoraj manca da tempo e ad un progetto a Roma in occasione del Giubileo che si terrà il prossimo anno. Intanto cerchiamo di capire quando deve finire questa mostra in Sicilia, dove Mitoraj sembra non riesca più a staccarsi dai Miti di questa terra. Dico questo perché le persone che hanno visitato la mostra continuano a dire che questa installazione dovrebbe rimanere permanente dalla tanta bellezza e dalle emozioni che riesce a far provare. Questo è davvero gratificante per me e per tutte le persone che ho avuto al mio fianco in questo formidabile percorso. Nonostante mi sia stata chiesta questa mostra, abbiamo dovuto lottare a seguito di numerose cattiverie per poter portare a termine questo progetto. Questo allestimento, proposto per un solo anno, dopo aver capito la complessità e la potenzialità proposi subito due stagioni estive. Oggi a soli sette mesi dalla sua apertura si parla di un’ulteriore proroga. Vedremo…
V.C.: So che sono in corso i lavori, a che punto è oggi il Museo dedicato a Igor Mitoraj?
L.P.: Il Museo Igor Mitoraj, il museo tanto atteso sembrerebbe a buon punto. Dopo anni di problematiche e di ritardi si intraveda la fine, ad essere ottimisti un altro anno secondo me ci vorrà ancora. Vi parlo, pur non facendo parte giuridicamente della fondazione, sono sentimentalmente coinvolto a tutto quanto riguardi Mitoraj e la sua arte. Posso dirvi che mi sono reso sempre disponibile nel dare consigli tecnici ed estetici quando mi veniva chiesto un parere dal Comune di Pietrasanta e dalla Fondazione Museo Igor Mitoraj.
V.C.: Grazie mille Luca, per il tuo tempo e per le tue parole sempre molto interessanti. Ti ringrazio anche per aver realizzato un’esposizione così carismatica in un luogo così importante della cultura italiana e mondiale, è stato come sempre, un vero piacere.
Il progetto espositivo “Lo Sguardo – Humanitas – Physis”, rimarrà visibile fino al 31 ottobre 2025, un’occasione da non perdere per visitare l’area di interesse storico culturale, ed ammirare le opere di Mitoraj in un contesto così emozionante e unico al mondo.