Arcimboldo e il Manierismo pittorico del XVI secolo
Fino all’11 febbraio 2018, Roma ospita, a Palazzo Barberini, la mostra “Arcimboldo. L’altro Rinascimento”, unica nel suo genere, che offre l’opportunità di ammirare alcuni grandi capolavori autografi di Giuseppe Arcimboldi, conosciuto col nome di Arcimboldo. Per la prima volta a Roma è possibile ammirare una selezione di opere, disegni e dipinti, provenienti da Basilea, Denver, Houston, Monaco di Baviera, Stoccolma, Vienna, Como, Cremona, Firenze, Genova, Milano. Un’occasione eccezionale, anche per la difficoltà di ottenere i prestiti delle sue opere, che spiega la rarità delle esposizioni dedicate a questo Artista.
Giuseppe Arcimboldi, nato a Milano nel 1526, discendente da un ramo cadetto di un’aristocratica famiglia milanese, e divenuto noto con il nome di Arcimboldo, si forma nella bottega del padre, divenendo celebre soprattutto per le famose “teste composte” di frutti e fiori. Grazie alle sue “bizzarrie” e alle sue “pitture ridicole”, è stato uno dei protagonisti della cultura manierista internazionale, esponente di una corrente artistica, scientifica, filosofica e umanistica lontana da quella classicheggiante della Roma dell’epoca. Apprezzato dalle corti asburgiche di Vienna e Praga, al servizio di Ferdinando I, Massimiliano II e Rodolfo II, Arcimboldo viene insignito del titolo nobiliare, rarissimo per gli artisti, di “Conte Palatino”.
Per i lunghi anni di servizio prestati alla corte imperiale, oltre alla fama artistica ed al benessere economico, Arcimboldo beneficia di speciali onorificenze; infine, con la promessa di rimanere al servizio dell’imperatore, Giuseppe ottiene il permesso di tornare, nel 1587, nella sua Milano, dove muore nel 1593.
Qualche decennio dopo la sua morte, anche la sua fama inizia a declinare. La riscoperta della sua produzione artistica, da parte della critica, avviene nel XX secolo, soprattutto per impulso della pittura surrealista e dell’inquietudine esistenziale che questa pittura d’avanguardia mette in scena e di cui Arcimboldo sembra essere precursore.
L’Artista, non a caso, si rende interprete della cultura magico-cabalistica del XVI secolo ed è, per molti versi, esponente di quel manierismo pittorico nel quale confluisce, progressivamente, un’estesa parte della pittura rinascimentale. L’arte di Arcimboldo muove giocosamente verso la ricerca del significato nascosto delle cose, sia essa rivolta alla omogenia della parte e del tutto, alle corrispondenze tra macrocosmo e microcosmo, oppure al senso enigmatico e nascosto delle cose.
Il senso ludico dello sua ricerca, che molto frequentemente anima la pittura surrealista, si trasforma, nell’Arcimboldo manierista, in una profonda inquietudine; si tratta della medesima inquietudine trasmessa dal gusto del “mostruoso” che ritroviamo nelle Wunderkammer o nei disegni di esseri in cui le forme animali si confondono, segno delle misteriose magie che talvolta la natura manifesta.
La mostra, articolata in sei sezioni, si apre con una sala introduttiva che mostra il celeberrimo Autoritratto cartaceo, dove Arcimboldo si presenta come scienziato, filosofo e inventore, nell’ambiente dei letterati e degli umanisti milanesi, Giovanni Paolo Lomazzo, Paolo Morigia, Gregorio Comanini, promotori e diffusori della sua opera.
Si prosegue poi con la sezione A corte tra Vienna e Praga, periodo in cui l’artista diviene il ritrattista della corte asburgica: tra le opere più significative, realizzate durante il periodo viennese, altre personificazioni delle stagioni primavera, estate, autunno, inverno in dialogo con gli elementi acqua, aria, fuoco, terra.
Un capitolo a parte è riservato agli Studi naturalistici e Wunderkammer, nella terza sezione, di cui i sovrani asburgici si rendono promotori, alla ricerca di pezzi da collezione per impreziosire le loro Wunderkammern.
Si passa poi alle cosiddette Teste reversibili, immagini di nature morte, di raffinata ambiguità visiva, che, ruotate, assumono una conformazione del tutto diversa.
La quinta sezione, Il bel composto, mostra veri e propri paradossi iconici e analizza il metodo del composito in vari contesti culturali: busti che, ad un primo sguardo, appaiono del tutto naturali, ma che in realtà sono costruiti attraverso il sapiente incastro logico di forme diverse, naturali o artificiali. Conclude l’esposizione la sezione Pitture “ridicole”: in questo ambito, Arcimboldo si pone a maestro di gioco e ironia, proseguendo la tradizione leonardesca e lombarda della caricatura.
La mostra, organizzata dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica e da MondoMostre Skira, è a cura di Sylvia Ferino Pagden, una delle maggiori studiose di Arcimboldo e Direttore della Pittura al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
INFO Arcimboldo L’altro Rinascimento 20 ottobre 2017 – 11 febbraio 2018 Palazzo Barberini, Roma Da martedì a domenica 10.00-18.00 www.arcimboldoroma.it