È di qualche giorno fa la notizia dell’aggressione ai danni della performer Marina Abramović, attuata durante un incontro con il suo pubblico, a Firenze, dove si è inaugurata una interessante mostra sulla sua arte performativa.
Quando ho letto la notizia sono rimasto, sinceramente, incredulo. Subito mi è venuto alla mente di quando, durante una sua performance, aveva lasciato al pubblico le sorti della sua persona (finché qualcuno non le ha puntato contro una pistola, definendo il termine di quell’atto); ho pensato che non era possibile che ci fosse qualcuno di così “fuori di testa” da poter aggredire una persona, soprattutto in quel tipo di contesto, al termine di un firmacopie, in mezzo ai suoi fan: una scena da film.
“Sicuramente la Abramović voleva stupire il suo pubblico con un atto shock e ha creato tutto…”.
E invece no, il genere umano mi ha stupito ancora una volta. C’è un uomo di mezz’età, che si definisce “artista”, che va in giro a imbrattare le opere monumentali e a spaccare quadri in testa alle icone da lui stesso dipinte.
Purtroppo i giornali iniziano a fare il suo nome, io di sicuro non darò mai visibilità ad un delinquente, oltretutto uno di cui abbiamo già sentito parlare questa estate per la vandalizzazione di un’opera di Urs Fischer, sempre a Firenze.
Evidentemente il sedicente artista trova la sua massima espressione nella distruzione, ecco perché ha dipinto un ritratto della Abramović, e poi, invece di donarglielo e fare una bella foto commemorativa, ha pensato di colpirla con forza, una forza tale da rompere il telaio e la tela.
Questo “morto di fama” ha pensato che così sarebbe diventato famoso, che finalmente la sua arte sarebbe stata presa in considerazione e avrebbe vissuto la vita agiata che si merita. Non lavorando sodo, studiando, sperimentando, visitando quante più mostre ed eventi artistici possibili, viaggiando e applicandosi nella sua passione, ma aggredendo arte e artisti.
Saggiamente la Abramović non lo denuncia, ma cerca di capire da dove viene tutta questa rabbia. Tempo perso, ormai siamo schiavi della “visibilità facile”, questo delinquente è solo un hater che, non rimanendo dietro la tastiera ad insultare e lanciare sentenze, ha agito dal vivo. Dato che non ne pagherà le conseguenze legali, c’è il rischio che questo gesto venga presto riproposto o emulato, dubito che la pazza tristezza di quest’uomo si sia sopita, anzi.
Perciò attenzione alla prossima mostra in scena a Firenze, potremmo venire colpiti dalla rabbia di un fallito qualunque.
Buona Lettura
Vincenzo Chetta
Direttore
BIANCOSCURO Art Magazine