La Fondazione Remo Bianco, parallelamente alla mostra in corso al Museo del Novecento di Milano Remo Bianco. Le impronte della memoria, aperta fino al 6 ottobre, è lieta di presentare un altro tassello della produzione caleidoscopica dell’artista: l’Appropriazione della Volvo dell’Artista, l’auto di Remo Bianco che egli stesso aveva trasformato nel 1985 in un Tableau doré e che dopo moltissimi anni è possibile vedere a Milano presso Volvo Studio.
Remo Bianco (1922-1988), artista milanese noto per la sua indole sperimentale e la sua produzione multiforme in continua evoluzione, alla fine degli anni ’30 conosce Filippo de Pisis e ne diventa allievo ma, dopo un breve esordio figurativo, dalla fine degli anni ’40 si avvicina all’ambiente legato alle sperimentazioni dello Spazialismo di Lucio Fontana.
Dal 1957 realizza i primi Tableaux Dorés, la sua serie di opere più celebre e duratura, in cui fondi monocromi o bicromi vengono ricoperti con una griglia di foglie d’oro che danno alla superficie un fascino orientale e magico o, per usare le parole di un altro celebre artista, amico di Bianco, Mark Tobey, la fanno brillare come un “crepuscolo greco”.
Il pattern del Tableau doré diviene per Bianco una vera e propria firma intellettuale, tanto da farne la propria bandiera. Nel ciclo di opere dal titolo “Appropriazioni”, che egli realizza a partire dalla fine degli anni ’60 fino agli anni ’80, l’artista utilizzerà infatti questi suoi riquadri d’oro per “impossessarsi” di spazi, immagini, dipinti, riviste e oggetti svariati tra cui la celebre Volvo (Volvo 144 / Serie 140 / 1966-1974), la cui carrozzeria è costellata da una moltitudine di dorate geometrie che la rendono un’opera d’arte e, come tale, unica e irripetibile.
Grazie al supporto di Volvo Car Italia, l’ Appropriazione della Volvo dell’Artista è visibile fino al 22 settembre presso il Volvo Studio Milano (Viale della Liberazione ang. Via Melchiorre Gioia).