Durante la pandemia molti settori sono stati fortemente penalizzati, sappiamo benissimo quali e non entro nel merito perché ci sarebbe da discuterne per giorni interi… Mi soffermerò però su quanto di mia competenza, l’arte e la cultura. Credo sia assurdo aprire i musei solo nei giorni feriali, questa parziale riapertura rischia di penalizzare ulteriormente il ruolo e la funzione sociale dei musei, mettendo a rischio la sostenibilità economica e finanziaria per molti di essi.
Musei e istituzioni culturali non sono tutti uguali tra loro. L’indice di contagio non può più essere l’unico elemento a determinare la chiusura di questi luoghi, ovvio, voglio essere coerente con quanto è sempre stato il mio pensiero e con quanto ho sempre detto, ovvero è necessario che luoghi ad alta frequentazione siano limitati, ma sappiamo benissimo che in Italia, purtroppo, la frequentazione di molti luoghi di cultura non desta preoccupazioni riguardo gli assembramenti.
Le Direzioni dovrebbero essere coinvolte nella valutazione sulle riaperture di questi luoghi in relazione non soltanto all’indice del contagio, ma anche alla media annuale dei visitatori, in modo che possano essere fatte tutte le valutazioni necessarie affinché si possa mantenere vivo il legame con il proprio pubblico e con il proprio territorio.
Mi faccio portavoce di “AMACI – Associazione Musei D’arte Contemporanea Italiani” ricordando che ha fatto appello al senso di responsabilità dei propri associati, chiamandoli a rispettare le norme per il mantenimento del contagio, ed i musei sono stati responsabili, attenti e rispettosi delle direttive. L’associazione intende sottolineare che tali istituzioni culturali chiedono di continuare a fare la propria parte in relazione alle proprie specificità e alla propria funzione, mettendoli nella condizione di esercitare, nelle forme e nei modi possibili, il proprio compito nei confronti della società, perchè i musei non sono dei meri contenitori di opere d’arte: sono centri di studio e punti di riferimento fondamentali per la comunità. Queste realtà sentono un forte senso di responsabilità e per questo chiedono che gli sia data voce e che il loro legame con la società venga riconosciuto e non più delegato alle sole modalità digitali.
La necessità che il Governo (ed in particolare il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo) riconsideri le norme vigenti per quanto riguarda i luoghi di cultura fa sicuramente sorridere i gestori di altre attività, chiuse anch’esse, ma bisogna comprendere che l’arte e la cultura non sono solo uno svago o un dovere del turista, dietro all’organizzazione di un Museo o di una mostra in un Palazzo storico, ci sono persone che vivono e lavorano con l’arte, proprio come il ristoratore vive e lavora col cibo.
E si sà, con lo stomaco e l’anima sazi, si vive meglio
Buona lettura
Vincenzo Chetta
Direttore
BIANCOSCURO Art Magazine