Edoarda Emilia Maino, in arte Dadamaino, è stata una pittrice che ha fatto del concetto di vuoto, d’immateriabilità e dell’annullamento dello spazio e della materia, il fulcro di tutta la sua ricerca, diventando una delle protagoniste di maggior successo dell’avanguardia del secondo Novecento.
È a tal proposito che il MA*GA di Gallarate omaggia il suo grande talento attraverso una retrospettiva a lei dedicata aperta al pubblico dal 17 dicembre scorso 2023 fino al prossimo 7 aprile. L’esposizione, curata da Flaminio Gualdoni, ripercorre, attraverso 80 opere, le tappe fondamentali della carriera dell’artista milanese, partendo dall’esordio della sua ricerca sulla pittura monocroma e sulla superficie spaziale della tela, in cui Dadamaino abbandona l’informale per adottare quelle formulazioni astratte che caratterizzeranno tutta la sua evoluzione creativa.
L’esposizione si apre con il ciclo dei Volumi, tele monocrome aperte su grandi perforazioni. È proprio nel 1959 che viene presentato il primo Volume, nella collettiva “La donna nell’arte contemporanea” alla Galleria Brera a Milano, che da subito rivela l’influenza di Lucio Fontana sul lavoro e sulle riflessioni concettuali ed estetiche di Dadamaino. Quando, nel 1961 fondò con altri artisti (tra cui Nanda Vigo) il Gruppo Punto, fu proprio Fontana a lanciare con una frase dalla quale si ampliò il manifesto: “Capire la condizione di finito nell’infinito, è intuire nella realtà di pensiero”.
La prima sezione della mostra mette in dialogo la serie dei “Volumi”, realizzata tra il 1958 e il 1960, e quella dei “Volumi a moduli sfasati”, prodotta nei primissimi anni sessanta, con le opere della collezione del MA*GA di Lucio Fontana, Enrico Castellani e Piero Manzoni, Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Enzo Mari, Getulio Alviani e Alberto Biasi. Il contrappunto visivo mette in luce l’importanza che ebbe, per la ricerca di Dadamaino, la frequentazione degli artisti dell’avanguardia, che si concentravano a Brera nel passaggio tra gli anni cinquanta e sessanta. L’artista espose infatti alla galleria Azimut di Milano dove, oltre ai fondatori Enrico Castellani e Piero Manzoni, incontrò i protagonisti di una tranche significativa di quella che può ben considerarsi la nuova concezione artistica.
Il percorso espositivo sfocia poi negli anni della maturità della poetica di Dadamaino, ove spicca l’installazione di carte di vario formato dal titolo “I fatti della vita”, proposta per la prima volta da Galleria Grossetti a Milano nel 1979 e successivamente, nella sua più grande estensione di 461 carte, nella personale alla Biennale di Venezia nel 1980.
La mostra si completa con le tele dell’ “Alfabeto della mente”, e la gigantesca opera “Il movimento delle cose”, lunga trenta metri, su cui si svolge la “scrittura” di Dadamaino e che fu presentata in una sala personale alla Biennale di Venezia del 1990. Dadamaino è stata un’artista all’avanguardia, tra le poche pittrici donne nel panorama milanese ed italiano, la quale è riuscita a costruire una solida e longeva carriera sia in Italia che all’estero.
DADAMAINO 1930 – 2004 Museo MA*GA, Gallarate 17 dicembre 2023 – 7 aprile 2024 Da martedì a venerdì 10.00 - 18.00 Sabato e domenica 11.00 - 20.00 www.museomaga.it