Nelle sale del Castello Visconteo Sforzesco di Novara è stata da poco inaugurata la mostra IL MITO DI VENEZIA da Hayez alla Biennale, a cura di Elisabetta Chiodini, organizzata da Mets Percorsi d’arte, Fondazione Castello e Comune di Novara per celebrare i 1600 anni della città di Venezia, la cui fondazione è stata tradizionalmente fissata nell’anno 421. La mostra ha ricevuto l’approvazione del Comitato di Indirizzo Venezia 1600 e fa parte delle manifestazioni legate alla grande mostra a Palazzo Ducale.
Punto di partenza del percorso espositivo le opere di alcuni dei più grandi maestri che hanno operato nella città lagunare nel corso dei primi decenni dell’Ottocento influenzando significativamente con il loro insegnamento e i loro lavori lo svolgersi della pittura veneziana nella seconda metà del secolo, vera protagonista della rassegna. Partendo dal grande Hayez, la mostra si sviluppa in otto sale attraverso una ricca selezione delle opere più importanti – e spesso mai viste perché provenienti da prestigiose collezioni private – dei più noti artisti italiani della seconda metà dell’Ottocento.
La prima sala è dedicata quindi alla pittura di storia, considerato il “genere” più nobile della pittura, e qui troviamo tre importanti lavori di Francesco Hayez: lo splendido Venere che scherza con due colombe (1830), Ritratto di Gentildonna (1835) e Valenzia Gradenigo davanti agli inquisitori (1843-45 circa). Una quarta opera di Hayez, l’imponente Prete Orlando da Parma inviato di Arrigo IV di Germania e difeso da Gregorio VII contro il giusto sdegno del sinodo romano (1857), accoglie i visitatori all’ingresso del Castello. Accanto alle opere di Hayez i lavori di alcuni artisti di rilievo, figure chiave nella formazione di autori di spessore della generazione successiva, quali Ludovico Lipparini (1800-1856) e Michelangelo Grigoletti (1801-1870).
La seconda sala è dedicata a quegli autori, veneziani e non, che più di altri hanno contribuito alla trasformazione del genere della veduta in quello del paesaggio, tra cui il grande pittore Ippolito Caffi (1809-1866) con due splendide vedute veneziane, Giuseppe Canella (1788-1847), Federico Moja (1802-1885) e Domenico Bresolin (1813-1899), quest’ultimo tra i primissimi ad interessarsi anche di fotografia e a condurre i giovani allievi a dipingere all’aperto, affinché potessero studiare gli effetti di luce e confrontarsi sulla resa del vero in un ambiente nuovo e stimolante, diverso da quello cui erano abituati.
Ippolito Caffi
Venezia Palazzo Ducale
1858
Federico Moja
La processione (alla Chiesa delle Zattere)
1884
Giuseppe Canella
Venezia, Riva degli Schiavoni
1834
La terza sala vede protagonista uno dei più valenti e amati paesaggisti veneti, Guglielmo Ciardi, del quale sono esposte dodici opere che che, partendo dagli anni sessanta dell’Ottocento documentano l’evoluzione della sua pittura fino ai primi anni novanta. Sua la magnifica Veduta della laguna veneziana (1882), immagine della mostra e altre splendide tele ambientate nei dintorni di Venezia o scorci della città.
Guglielmo Ciardi
Veduta della laguna veneziana
1882
Nelle sale successive sono esposte incantevoli opere che hanno per tema la vita quotidiana, il lavoro, gli affetti e la famiglia dedicate alla “pittura del vero”, di importanti autori quali Giacomo Favretto, Pietro Fragiacomo, Luigi Nono, Ettore Tito, Alessandro Milesi.
Giacomo Favretto
Il mercato di Campo San Polo a Venezia in giorno di sabato
1882-1883
Ettore Tito, Girotondo, 1886
Luigi Nono, Idillio, 1884
La settima sala è interamente dedicata a Luigi Nono, con un focus su una delle opere più celebri del pittore, il Refugium peccatorum, di cui, oltre alle grandi edizioni a olio del 1881 e del 1883, sono esposti studi e disegni, affiancati da altre significative opere di confronto, come Le due madri (1886).
Luigi Nono, Refugium peccatorum, 1886
Luigi Nono, Le due madri, 1886Novara – allestimento mostra Il Mito di Venezia – da Hayez alla Biennale – METS percorsi d’arte – foto Paolo Migliavacca
A conclusione della mostra, l’ottava sala è dedicata alle opere realizzate dai medesimi artisti tra la fine degli anni novanta dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, che riflettono il rinnovamento e il cambiamento di gusto indotti nella pittura veneziana dal confronto diretto con la cultura figurativa dei numerosi pittori stranieri che partecipavano alle Biennali Internazionali d’Arte. Spiccano qui Il Bucintoro (1902-1903 circa) di Guglielmo Ciardi, Visione antica (1901) di Cesare Laurenti, Luglio (1894) e Biancheria al vento (1901 circa) di Ettore Tito.
La mostra, aperta fino al 13 marzo 2022, è accompagnata da un corposo catalogo edito da Mets Percorsi d’arte con testi di Elisabetta Chiodini, Niccolò D’Agati, Anna Mazzanti, Paul Nicholls, Alessandra Tiddia.
INFO ATL Provincia di Novara www.metsarte.com Tel. 0321 394059 info@turismonovara.it