Dopo la mostra collettiva dedicata all’astrattismo nel 2007, Vassily Kandinsky è nuovamente protagonista a Palazzo Reale con una monografia che ne racconta l’intero viaggio verso la sua compiuta maturità artistica.
Dal dicembre 2013 e fino al 27 aprile 2014 è possibile visitare una grande mostra che racconta il percorso artistico e spirituale di uno dei pionieri dell’arte astratta: Vassily Kandinsky. La collezione del Centre Pompidou.
Le parole del sindaco di Milano Giuliano Pisapia accolgo l’arte di questo grande artista: “Kandinsky è il benvenuto a Milano: la sua arte è vita, colore, sorpresa. Kandinsky è un compositore: la sua leggerezza nasce dallo studio, dall’indagine attenta delle potenzialità del colore, della linea, della forma. In lui c’è continua evoluzione, continuo spostamento del traguardo un po’ più in là. Kandinsky è un viaggio che va oltre lui stesso, e ci raggiunge oggi per portarci avanti.”
Promossa e prodotta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, Palazzo Reale, Centre Pompidou di Parigi, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e Arthemisia Group, l’esposizione è a cura di Angela Lampe (storica dell’arte nonchè curatrice e conservatrice del Centre Pompidou di Parigi) e in collaborazione per l’Italia con Ada Masoero.
Una grande retrospettiva monografica che presenta oltre 80 opere fondamentali dell’arte di Kandinsky in ordine cronologico, quattro sezioni che si sviluppano lungo otto sale. Le sezioni sono organizzate secondo i periodi principali della vita dell’artista, ma si inizia il percorso espositivo in una sala in cui il pittore restauratore Jean Vidal ha ricreato nel 1977 delle pitture parietali, concepite rispettando fedelmente i cinque guazzi originali eseguiti da Kandinsky per decorare un salone della Juryfreie Kunstausstellung (mostra senza giuria che si svolse annualmente tra il 1911 ed il 1930). Quattro pannelli principali e quattro angolari, per un totale di 145 mq dipinti con acrilico su tela.
Nella sezione seguente vediamo come lo scoppio della Prima guerra mondiale costringa Kandinsky a rientrare a Mosca; seguirà un breve periodo figurativo dato forse dal matrimonio con una giovanissima ragazza russa, ma con lo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre Kandinsky sarà coinvolto dai rivoluzionari nelle nuove istituzioni culturali, dove fino al 1920 occuperà ruoli di prestigio. Gli incarichi istituzionali assorbiranno la sua produzione artistica, ma trovò il modo di ribadire la sua scelta definitiva per l’astrazione. L’avanguardia costruttivista più giovane e radicale lo ostacolerà, e così nel 1921 ritornò in Germania.
Nella terza sezione troviamo gli anni della Bauhaus; l’artista,celebre anche per i suoi scritti, venne infatti invitato da Walter Gropius a insegnare alla Bauhaus, prestigiosa scuola di architettura e arte, dove dal 1922 sarà docente di Decorazione murale e concepirà e realizzerà con i suoi studenti la grandiosa decorazione per l’atrio della Juryfreie di Berlino, proposta all’inizio del percorso museale.
Questi anni al Bauhaus sono caratterizzati dall’amicizia con il vecchio amico Paul Klee e dalla pubblicazione dell’altro suo principale saggio “Punto e linea sul piano” (1926).
L’ultima sezione è dedicata alla Parigi degli anni ‘30, capitale dell’arte, ma anche città devota ai soli suoi artisti, poco interessata all’astrazione pura di un artista russo di nazionalità tedesca. L’influsso di Jean Arp e di Joan Mirò lo porterà a modificare le sue forme, fissando su tela amebe, creature degli abissi e insetti: un microcosmo in cui cercò di rifugiarsi per contrastare l’angoscia di una nuova guerra di cui non vedrà la fine.
Daniela Malabaila