Il ciclo artistico di Laura Mircea, intitolato “La deriva dei continenti”, è una complessa e affascinante sinergia tra arte e scienza. Le opere che compongono questa serie non si limitano a una mera rappresentazione, bensì si ergono a vere e proprie indagini visive sull’evoluzione del nostro pianeta, abbracciando il passato, il presente e le proiezioni future. Mircea, con una sensibilità acuta ed una profonda conoscenza dei materiali, dà forma a un linguaggio artistico che trascende i confini disciplinari, invitando lo spettatore a riflettere sulla natura dinamica e in continua trasformazione del mondo che ci circonda.
Nata in Romania nel 1979, Laura Mircea ha trovato in Italia, e precisamente a San Pier d’Isonzo, il luogo dove dare forma alla sua intensa ricerca artistica. Il suo percorso, iniziato alla fine degli anni ‘90, si è arricchito attraverso la frequentazione degli studi di artisti friulani, un’esperienza che le ha permesso di assorbire tecniche e significati culturali, pur mantenendo sempre una spiccata originalità espressiva.
Mircea si distingue come un’artista materica, capace di fondere pittura e scultura in un linguaggio unico. La materia, nelle sue mani, si trasforma in un veicolo di narrazione, un mezzo per raccontare la bellezza e la fragilità del nostro pianeta. Il suo lavoro si caratterizza per l’impiego di materiali naturali e minerali, elementi come quarzo, topazio, ematite, polvere di roccia vulcanica, ruggine vera e verderame. Questi materiali non solo conferiscono unicità alle sue opere, ma simboleggiano anche il costante cambiamento e la trasformazione della Terra nel tempo.

Fin dagli esordi, l’arte di Mircea ha superato la semplice rappresentazione visiva. Le sue opere si configurano come vere e proprie mappe concettuali del mondo, capaci di evocare la deriva dei continenti, i legami invisibili tra i popoli, le reti di comunicazione sommerse, ma anche le tracce indelebili lasciate dall’uomo sulla natura, come le isole di plastica che deturpano gli oceani.
Il ciclo artistico della “Deriva dei Continenti” rappresenta un punto focale della sua ricerca, un’indagine profonda sulla connessione tra il mondo fisico e quello umano, che esprime con forza l’urgente necessità di un equilibrio tra uomo e natura.
Tra le opere più emblematiche del suo percorso spicca il “Mappamondo a forma di cuore”, un simbolo potente di pace, di unione tra i popoli e di consapevolezza ambientale. La forma del cuore, che racchiude i continenti, si fa invito a superare barriere e divisioni, per riconoscersi come parte integrante di un unico organismo vivente.
Mircea è rappresentata da importanti gallerie, come Matteo Ragni Arte Contemporanea di Forlì e la Art Luxury Gallery di Milano.
Abbiamo avuto il piacere di incontrarla e chiacchierare durante l’esposizione ad ArtParma fair edizione di primavera.

Vincenzo Chetta: Buongiorno Laura, è un piacere accoglierti sulle pagine di BIANCOSCURO! Vorremmo farti conoscere meglio anche dai nostri lettori, qual è la tua fonte di ispirazione principale?
Laura Mircea: Buongiorno, grazie per l’invito! La mia principale fonte d’ispirazione è la materia stessa e la sua trasformazione nel tempo, dal mondo che ci circonda, dai fenomeni naturali e dai cambiamenti che interessano il nostro pianeta come la deriva dei continenti o l’impatto dell’uomo sulla natura. Oltre alla materia, il mio sguardo è sempre rivolto al mondo e alla sua bellezza, ma anche alla sua fragilità. Attraverso le mie opere cerco di raccontare il nostro pianeta, i suoi continui cambiamenti e le tracce che lasciamo su di esso.
V.C.: Come descriveresti il tuo processo creativo?
L.M.: Il mio processo creativo parte dall’osservazione e dalla sperimentazione con i materiali. La mia pittura è molto materica, vicina alla scultura, perché plasmo la superficie creando spessori, rilievi e texture che danno profondità e dinamismo all’opera. Lavoro con materiali che reagiscono nel tempo, come la ruggine, verderame, foglia d’oro, argento, quarzo, pietra e ardesia che cambiano colore e consistenza, proprio come la Terra che si trasforma continuamente. L’idea di base è sempre quella di evocare la relazione tra natura e l’intervento umano, tra equilibrio e cambiamento.
V.C.: Parlaci del progetto “La deriva dei continenti”, il tuo attuale ciclo artistico…
L.M.: “La deriva dei Continenti” è un progetto che esplora la trasformazione del nostro pianeta nel tempo. Mi interessa rappresentare sia i movimenti naturali della Terra sia le tracce lasciate del uomo, come i cavi di fibra ottica che attraversano i fondali degli oceani, le isole di plastica che galleggiano nei mari. Vogliono creare un dialogo tra la bellezza naturale e la realtà contemporanea, per stimolare una riflessione sulla nostra responsabilità nei confronti del pianeta.

V.C.: Qual è il ruolo del colore nella tua arte?
L.M.: Il colore è essenziale nelle mie opere, ma non è mai un elemento decorativo. È un elemento vivo che si trasforma e nasce direttamente dalla materia stessa. Utilizzo pigmenti naturali, ossidazioni e reazione chimiche per creare effetti unici e inaspettati. Questo rende ogni opera viva, in continua evoluzione, e riflette il mio interesse per il cambiamento e la trasformazione.
V.C.: Se ci sono stati, quali sono gli artisti che hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
L.M.: Sono stata sempre affascinata dagli artisti che hanno lavorato la materia in modo innovativo. Penso a Burri e alle sue combustioni, alla forza espressiva della materia in Anselm Kiefer e all’approccio dell’arte povera, che ha saputo dare valore ai materiali semplici e industriali. Quello che mi interessa è la capacità di trasformare i materiali grezzi in opere d’arte capaci di comunicare emozioni profonde.
V.C.: Quali sono i temi che ti stanno più a cuore, quelli che cerchi di esprimere attraverso la tue opere?
L.M.: I temi principali del mio lavoro sono la trasformazione e la relazione tra uomo e la natura. Mi interessa rappresentare sia i processi naturali, come il movimento dei continenti, sia quelli artificiali, come l’infrastruttura tecnologica che connette il mondo. Voglio portare l’attenzione anche su questioni ambientali, per sensibilizzare su ciò che sta accadendo al nostro pianeta.
Uno dei miei lavori più simbolici è il mappamondo a forma di cuore, che per me rappresenta la pace nel mondo. Con questo messaggio voglio trasmettere un messaggio di speranza, ricordando che la Terra è la nostra casa comune e che ne dobbiamo prendercene cura. Anche attraverso semplici mappe cerco di far vedere il nostro pianeta nella sua bellezza, ma anche nella sua vulnerabilità.

V.C.: Come vedi l’evoluzione del tuo percorso artistico?
L.M.: Il mio percorso è in evoluzione proprio come i materiali con cui lavoro. Ogni opera è un’esperienza che mi porta a esplorare nuovi materiali e nuove tecniche, spingendomi sempre oltre ai confini della pittura tradizionale. In futuro vorrei approfondire ancora di più la tridimensionalità delle mie opere, lavorando su installazioni più immersive che permettano al pubblico di entrare fisicamente nelle mie visioni del mondo.
V.C.: Cosa significa per te esporre alla Galleria Matteo Ragni?
L.M.: Esporre alla Galleria Matteo Ragni è un’opportunità importante per condividere il mio lavoro con un pubblico più ampio. Ogni mostra è un’occasione di confronto, di crescita e di dialogo con gli spettatori. Mi interessa molto vedere come il pubblico reagisce alle mie opere, perché ogni persona porta con sé una lettura diversa e arricchisce il significato dell’opera stessa.
V.C.: Progetti futuri?
L.M.: Sto lavorando a nuove opere che approfondiscono il tema della trasformazione del pianeta, con un focus particolare sull’impatto delle tecnologie moderne sulla natura. Mi interessa anche esplorare l’interazione tra arte e scienza, collaborando con esperti di altri settori per sviluppare progetti che uniscano creatività e ricerca.
V.C.: Come si relaziona la tua arte con il pubblico?
L.M.: La mia arte invita il pubblico a guardare il mondo con occhi diversi, a soffermarsi sui dettagli che spesso passano inosservati. Cerco di creare opere che suscitino emozioni e domande, spingendo lo spettatore a riflettere sulla relazione uomo e natura. Amo il confronto con chi osserva le mie opere, perché ogni persona porta un punto di vista unico e arricchisce il significato dell’opera stessa.

80×80 cm. Courtesy Matteo Ragni Arte Contemporanea
V.C.: Quale messaggio vuoi trasmettere con le tue opere?
L.M.: Il messaggio che voglio trasmettere è un invito alla consapevolezza e alla meraviglia. Voglio mostrare la bellezza e la complessità del mondo in cui viviamo, ma anche mettere in luce le fragilità del nostro pianeta. Attraverso la materia e la sua trasformazione, cerco di raccontare storie di equilibrio, cambiamento e responsabilità.
Il mappamondo a forma di cuore è l’opera che meglio rappresentata nel mio ciclo artistico della Deriva dei Continenti. È un simbolo potente e significativo, poiché per me incarna la pace nel mondo, il legame profondo tra l’umanità e il popoli. La forma del cuore, che racchiude i continenti, diventa un invito a superare barriere e divisioni, per riconoscerci come parte di un unico grande organismo. Attraverso questa opera, voglio trasmettere l’idea che, nonostante le difficoltà, possiamo ancora trovare un terreno comune di pace, di rispetto reciproco e di cura del nostro pianeta. Il cuore, simbolo di amore e di speranza, rappresenta un desiderio profondo di portare leggerezza e serenità in un periodo in cui la fragilità della Terra è sempre più evidente. Ogni continente, ogni popolo, ogni individuo è un tassello che contribuisce a mantenere vivo il battito del cuore della Terra. Solo con una consapevolezza collettiva, solo con l’impegno di tutti, possiamo fare in modo che questo cuore continui a battere per tutti noi.
V.C.: Ti ringrazio molto per il tuo tempo, è sempre bello poter conoscere meglio un’artista come te, grazie ancora!
L.M.: Grazie a voi per questa bella opportunità! È sempre un piacere condividere il mio lavoro e il mio percorso artistico.
Il suo percorso artistico è in continua evoluzione, un divenire costante, proprio come la materia che plasma. Il suo impegno è volto a creare un dialogo fecondo tra arte, natura e società. Le sue opere si fanno testimoni della nostra epoca, narrando il fragile equilibrio su cui si regge il nostro mondo, un equilibrio che l’arte di Mircea ci invita a preservare e a celebrare.

ed il gallerista Matteo Ragni