Quando pensiamo alla storia dell’arte, i primi nomi che vengono in mente sono, probabilmente, Leonardo da Vinci, Raffaello, Michelangelo, Van Gogh, Rembrandt, Cézanne, Matisse, Renoir, Monet, Picasso, Dali, Klimt e molti altri nomi, tutti, però, maschili. È, perciò, quasi impossibile che vengano ad essere menzionate artiste femminili.
Qualcuno, potrebbe, quasi, arrivare a pensare oppure a credere, che nell’andare a citare grandi nomi nella storia dell’arte, non vengano ad essere menzionati quelli femminili per la semplice ragione che non ve ne siano! Ebbene, seppure a qualcuno possa sembrare strano, le cose sono ben diverse. Infatti, se, per esempio, si prendesse in analisi un periodo storico che va dal XVI secolo al XX secolo, si potrebbe scoprire che, rispettivamente, Artemisia Gentileschi, Fede Galizia, Élisabeth Vigée Le Brun, Berthe Morisot, Natal’ja Sergeevna Gončarova, Georgia O’Keefe, Peggy Guggenheim, Frida Kahlo, Tamara de Lempicka e Marina Abramovic, sono solo alcuni nomi di grandi artiste donna.
Quindi, come è evidente, non è che non vi siano state in passato grandi artiste, ma, piuttosto, una convalida che il sistema strutturale del mondo dell’arte, le sue istituzioni e i suoi organismi di convalida hanno, di fatto, impedito alle donne, per secoli, di competere su un piano di parità con i loro omologhi maschi. Oltre a ciò, va, anche, notato che il termine di artista femminile, è apparso molto tardi. In pratica, il campo dell’arte è rimasto a lungo ad esclusivo appannaggio degli uomini, lasciando, le cosiddette artiste donna, ad essere o poco considerate o, addirittura, emarginate.
Ma il motivo per cui le artiste sono state emarginate è anche legato ad altri fattori. In effetti, le artiste nella loro ricerca di riconoscimento hanno affrontato molti ostacoli. In primo luogo, la mancanza di dati biografici su di loro, è stato un vero ostacolo al loro riconoscimento. Invero, questa carenza di dati biografici e bibliografici, che si estende dall’antichità ai giorni nostri, si trova sia per gli uomini e sia per le donne, ma, essendo queste ultime una minoranza, la mancanza di informazioni su di esse è più consequenziale.
Il fattore tempo, non era, perciò, realmente favorevole alla condizione delle artiste donne, poiché un altro ostacolo al lavoro di memoria delle loro opere era anche il degrado di alcune produzioni artistiche del periodo, essendo estremamente sensibili ad elementi esterni come la luce, la temperatura e la muffa, ai quali è facile aggiunger l’usura di materiali piuttosto fragili.
Se le migliori app trading, oggi sono una risorsa, da un punto di vista sociale, l’essere una artista femminile non era una vocazione accettata dalla società.
Ed è per questa motivazione che molti di esse hanno dovuto scegliere di lavorare in modo anonimo per sfuggire all’incrollabile discriminazione che imperversava all’epoca. Un evento sfortunato, poiché la maggior parte delle loro produzioni caddero rapidamente nell’oblio.
Inoltre, era uso per le donne rinunciare ai loro nomi di ragazze al momento del matrimonio, una consuetudine che ha reso più complesso l’ambizioso lavoro dei ricercatori, poiché le opere, miracolosamente firmate, hanno rivelato solo il cognome e una semplice iniziale per il nome.
Questo fatto ci riporta ad un altro problema: quello della riappropriazione del lavoro delle artiste donne da parte degli uomini. Infatti, nel XVIII e XIX secolo, gli uomini, spesso, si prendevano il merito del lavoro svolto dalle donne. Alcuni commercianti sono persino arrivati al punto di distorcere le firme per vendere le opere, come i dipinti di Judith Leyster attribuiti a Frans Hals. Al contrario, nel XX secolo, l’ansia di riconoscere le artiste femminili ha portato all’attribuzione sbagliata delle opere alle pittrice.
In conclusione, le donne, hanno sofferto per secoli di una mancanza di riconoscimento a causa di tutte queste ragioni, eppure hanno svolto un ruolo molto importante nella storia dell’arte.