MATERIA PRIMA
Cristian Avram, Arianna Bonamore, Veronica De Giovanelli, Piotr Hanzelewicz, Pasquale Nero Galante, Claudio Orlandi, Ugo Piccioni, Federico Seppi, Rosario Vicidomini, Medina Zabo
A cura di Michela Becchis
Un progetto di Il Quadrifoglio e Curva Pura
Con la collaborazione di Boccanera Gallery
Inaugurazione 22 giugno 2019 ore 19.00 | Palazzo Aliprandini Laifenthurn | Livo (TN)
Fino al 21 luglio 2019
Il giorno 22 giugno 2019 alle ore 19.00 si inaugura il progetto MATERIA PRIMA, dialogo di pittura, scultura, installazioni e fotografia che sarà ospitato negli spazi di Palazzo Aliprandini Laifenthurn, nel centro di Livo (TN), cuore della Val di Non, tra le Dolomiti del Brenta e le Maddalene.
La mostra, con la curatela e direzione artistica di Michela Becchis, è promossa dalla locale associazione culturale Il Quadrifoglio, dalla Galleria Curva Pura di Roma, con la collaborazione di Boccanera Gallery di Trento.
L’evento fa parte della rassegna Fior di Palazzo e si avvale del patrocinio di: Comune di Livo, Provincia Autonoma di Trento, Regione Trentino Alto Adige, Cassa rurale Val di Non, BIM dell’Adige – Consorzio dei Comuni della Provincia di Trento.
L’esposizione è un primo esperimento di collaborazione extraregionale che ha l’obiettivo di promuovere la conoscenza, la partecipazione e la circolazione di nuove ricerche visive contemporanee e creare un modello di comunicazione tra il paese ospitante, il sistema degli enti locali e le gallerie protagoniste, in modo da ampliare, nel tempo, le opportunità di scambio in ambito artistico e culturale.
Saranno, infatti, in mostra dieci artisti: Arianna Bonamore, Piotr Hanzelewicz, Pasquale Nero Galante, Claudio Orlandi, Ugo Piccioni, Rosario Vicidomini, Medina Zabo, presentati da Curva Pura, e Cristian Avram, Veronica De Giovanelli, Federico Seppi presentati da Boccanera Gallery.
Il tema della mostra, “Materia Prima”, indaga l’imprescindibile legame tra gli elementi costitutivi della ricerca artistica, dalla nascita dell’idea originaria fino allo sviluppo del processo creativo, nonché l’esistenza di sistemi che cercano equilibrio nella Natura e nell’Arte. Materia Prima vuole essere anche un’occasione di incontro tra realtà diverse: quella eterna, primigenia, materna della montagna trentina e quella effimera, provvisoria, delocalizzante della città contemporanea. Incontro che avviene attraverso l’arte: arte del fare, del tramandare, dell’accogliere, insita nella cultura dei luoghi; arte dell’esplorare, dell’interrogare, del contaminare, del cercare. Tutto tende a convergere verso un nucleo comune, una spirale profonda, che richiama all’essenza del vivere, ad una unione indissolubile tra l’agire ed il divenire, tra il conoscere ed il cercare, tra l’attendere e l’andare.
Cristian Avram. “Per Avram la tela è un luogo di relazioni materiali, materia del colore, materia delle forme, materia del vissuto quotidiano trasformato in categoria dell’esistente. E in questa materialità non può non avere un ruolo predominante quel colore che viene trattato secondo un complesso dialogo tra toni e colori che mai assumono senso isolati e puri, ma sempre chiedono di essere percepiti in un organico rapporto d’insieme. Ogni colore riverbera su quello che ha accanto, sfuma e si ricompone in un’altra zona del quadro in una serie di rimandi che evocano il modo di funzionare del ricordo e della fenomenologia della memoria. (…) L’assoluta essenzialità dell’oggetto rappresentato, del tema dell’opera, è necessaria affinché nel colore si coaguli ciò che per l’artista è una specie di emozione originale che non somigli però a un sentire comune, che spesso non è altro che un sentimento eteroimposto e dominante.” (dal testo critico di Michela Becchis)
Arianna Bonamore. “Per Arianna Bonamore la materia prima è il caos e una simile affermazione potrebbe sembrare quasi una tautologia. Non è così. Non lo è perché esistono molti caos e quello dell’artista è un caos molto ordinato e in cui è proprio lei il principio ordinatore se non dell’esito, certamente del processo. (…) Caos significa nel suo primo senso non certo disordine ma per l’appunto “essere aperto, spalancato” e di fronte a quella apertura orientata comincia l’osservazione lunga e lenta dell’oggetto, un elemento statico che può infinitamente modificarsi secondo quante sono le forme dei pensieri e delle emozioni. (…) Nel caso del trittico in esposizione la scelta del monocromo diventa un’ulteriore libertà di cavare senso, linguaggio, da superfici dotate di straordinaria profondità. Ma la scelta di comporre un trittico vuole evocare anche una dimensione spirituale secondo un’immediata riconoscibilità formale.” (dal testo critico di Michela Becchis)
Veronica De Giovannelli. “La materia prima di de Giovanelli è un palinsesto geologico che si fa pittura, anzi che si fa materia pittorica che offre allo sguardo la possibilità di un paesaggio che non vuole essere percepito nella sua visibilità di superficie, si badi bene non di “piano pittorico”, in una relazione di tipo naturalistico che sarebbe più falsa di quanto invece viene evocato attraverso un difficoltoso, ricercato e impervio rapporto con il colore. (….) Una pratica di campitura piatta, basale e antica, se si accetta la metafora scientifica da cui si è partiti, su cui si distendono strati di colori che sono trasparenti, liquidi, a volte raschiati via proprio come un dilavamento e che pure vanno a creare una materia densa, che crea immagini che si sovrappongono, in cui l’orizzonte, che si è certi di poter indicare, non è altro che il limite di ciò che si è composto e sovrapposto al di sotto di esso.” (dal testo critico di Michela Becchis)
Piotr Hanzelewicz. “Piotr Hanzelewiczsi pone il problema del rapporto tra concetto, sostanza e parola (…) Nel lavoro dell’artista le due parole (legno di bosco) trovano una dimensione figurale nel frutto che non è solo il simbolo della terra, della fatica, della cura, dell’economia e dell’apprensione che ospita la mostra, ma è anche il frutto simbolico e altrettanto fondativo della Storia, quantomeno di quella che ha trovato scrittura. L’assoluta essenzialità, anche formale, della mela racchiude in sé una straordinaria portata di mitopoiesi, cioè si può dire che questo frutto, all’interno della tendenza della nostra specie a creare racconti aggreganti, contiene e ha reso visibile, narrabile ciò che l’essere umano ha inteso come la sua più grande e tragica potenza, il suo elemento dominante e devastante: l’intelligenza. (…) Nasce così la visibilizzazione del tempo dell’opera attraverso il disegno, la pittura, la scultura, la semplice manualità di una serie lunghissima di mele che riunisce un tempo collettivo dentro cui, però, c’è un tempo che è materia prima, nucleo originario: quello dell’artista e di sua madre.” (dal testo critico di Michela Becchis)
Pasquale Nero Galante. “Per Pasquale Nero Galante la materia prima è uno dei momenti critici fondamentali dell’esistenza. (…) La materia prima di Nero Galante è la morte, forse il momento critico più comune per gli esseri umani, quello che più fa vacillare e che impone, appunto, la scelta. Quale? La magia? Il rito? No, in questo caso l’arte. (…) le imagines dipinte da Nero Galante sono creature o simulacri che hanno compiuto solo un pezzo di strada e si aprono e aprono a una dimensione altra. Una dimensione che non è quella della redenzione, della nuova vita cioè cercata attraverso le preghiere offerte a delle icone. Esse rimangono la morte ma sono anche ciò che un defunto caro impone criticamente a chi resta: la scelta di rimanere, mutato certo, ma in vita.” (dal testo critico di Michela Becchis)
Claudio Orlandi. “Spesso la fotografia racconta ciò che accade sulla pelle del mondo e di quella pelle ne narra rughe, abrasioni, linee, pieghe e piaghe e spesso chi guarda una fotografia immagina, con una certa tracotanza, di aver inteso immediatamente che punto della pelle il fotografo ci rimanda, ci mostra, certo che la vista sia il più infallibile dei sensi e dei critici. (…) Per Claudio Orlandi l’indagine fotografica della pelle del mondo passa per la possibilità che questa superficie sia o meno riconoscibile. La sua materia prima, ancora prima della materia primigenia, della natura, è una sorta di sfida alla sua riconoscibilità. (…) Ma è sulla superficie che Orlandi riporta il nostro sguardo e cattura delle mappe che si dispongono sull’acqua come i segni di un volto, di una facies, di una fisionomia che il tempo e l’esistere muta e che per distrazione non riconosciamo.” (dal testo critico di Michela Becchis)
Ugo Piccioni. “Ugo Piccioni definisce da sé la sua materia prima “Considero ‘materia prima’ del mio lavoro non il materiale di cui il lavoro è fatto ma l’ambito della mia indagine, la condizione umana, della quale considero, in ciascun lavoro, una caratteristica peculiare e predicabile, in diversa misura, di ogni essere umano”. Questa definizione diventa quindi ambivalente: può essere un ponte verso chi del suo lavoro cerca di fare parola, oppure una sfida a cercare ricchezza di senso, altri sensi nel guardare il suo lavoro. Può un albero se alienato dal luogo in cui naturalmente assume senso, almeno agli occhi umani, dirci qualcosa della condizione umana? (…) È questo l’interrogativo a cui prova a rispondere l’artista. Questo melo, organismo in apparenza vincitore nella storia della Val di Non, tanto da essere collocato su una sorta di basamento celebrativo, è anche l’organismo che accetta il grafema, la parola, il sistema comunicativo dell’altro da sé per tracciare, nel modo più sintetico, la descrizione della condizione umana a cui è comunque legato.” (dal testo critico di Michela Becchis)
Federico Seppi. “Per Federico Seppi la materia prima è l’essenzialità, il grado zero della natura visibile. Una goccia che cade, una semisfera di rugiada, un ramo caduto, l’argilla di un terreno. Poggiando la sua ricerca sulla primordiale percezione che si ha di questi fenomeni, l’artista avvia un processo minimale di verifica su cosa può nascere, proprio come se fosse una limpida formula matematica, dall’essenzialità al quadrato, quella della natura e quella del suo intervento. (…) L’esplorazione che compie Federico Seppi non è però fantastica, è mimetica; lascia che le forme naturali si modifichino come in una sorta di reazione fisica anche quando assumono una dimensione sconosciuta in natura, asseconda questa sorta di reazione accettando il rischio del caso dentro l’assunto per cui, secondo una progettualità che possiamo definire deterministica, date le condizioni iniziali di un sistema e conoscendo le forze che su di esso agiscono, lui potrebbe essere in grado di prevedere con certezza il risultato.” (dal testo critico di Michela Becchis)
Rosario Vicidomini. “La materia prima di Rosario Vicidomini è in nuce. Ma per arrivare a quella centrale parte preziosa l’artista, oltre all’impegno e alla fatica che già contemplava Plinio, si muove su due coordinate molto tese: l’incidente e l’equilibrio. Vicidomini dipinge velatura dopo velatura, avendo scelto i colori a olio perché contemplano l’incidente, parola che nei suoi lavori dispiega entrambi i significati, perché l’incidenza pura della luce evidenzia e condensa grazie a quel medium quell’incidente, quell’accadimento improvviso che permette quel processo di messa a fuoco dell’idea che solo così emerge visibilmente anche allo sguardo e alla percezione del pittore stesso. È un processo molto lungo, di lenta approssimazione che si appropria di un tempo necessario per eliminare tutto ciò che avvolge l’oggetto che infine rimarrà nel quadro.” (dal testo critico di Michela Becchis)
Medina Zabo. “Non sono poche le apparenti materie prime di Medina Zabo, ma ponendosi davanti alle sue opere, alla connessione tra i materiali che usa, al rapporto che lei determina con gli insetti che abitano o hanno abitato quei materiali, alle argille, ai telai parassitati, alla cera, al fuoco, al colore, a ciò che scrive, ebbene viene fuori che la sua materia prima, anzi il suo primum mobile artistico è il rispetto. È il rispetto per l’opera, per il suo senso, per il colloquio che aprirà con chi guarda e con il contesto per cui è pensata che aziona il suo fare artistico. (…) Il viaggio di Zabo verso la Val di Non è stato costruire conoscenza intorno al nucleo compatto del suo lavoro che parte dalla possibilità di proseguire, reinventandolo, un percorso avviato dalla natura e portato da lei a termine, un termine che però l’artista non sempre chiude, riaffidandolo a un altro possibile intervento naturale.” (dal testo critico di Michela Becchis)
La mostra, visitabile fino al 21 luglio 2019, sarà arricchita da visite guidate con alcuni degli artisti, talk con addetti ai lavori, letture, incontri con realtà locali.
L’Associazione culturale “Il Quadrifoglio” di Livo – Val di Non (TN) è stata costituita nel 2012 con la finalità di creare uno “spazio” che promuova attività e/o eventi culturali. Il quadrifoglio, con le sue quattro foglie, simboleggia le quattro frazioni del comune di Livo: Scanna, Varollo, Livo e Preghena. L’Associazione svolge attività nel campo culturale, artistico, ricreativo e di utilità sociale, nei confronti di associati e/o di terzi con particolare attenzione alla promozione di convegni, incontri, seminari e corsi a carattere storico, artistico, culturale e di utilità sociale; promozione, organizzazione e gestione di mostre, eventi e manifestazioni; promozione di viaggi culturali con visite guidate; organizzazione corsi di formazione ed attività di informazione; collaborazione con altre associazioni aventi finalità attinenti allo scopo sociale. Il presidente dell’associazione è Luigi Antonio Conter.
Curva Pura, sin dalla sua apertura nel giugno del 2014, si è posta come un innovativo spazio di sperimentazione contemporanea, volto ad ospitare prevalentemente le proposte artistiche di giovani emergenti ed includendo anche eventi legati al design ed appuntamenti culturali in senso lato. Lo spazio espositivo è inserito nel cuore pulsante del quartiere Ostiense, all’ombra delle iconiche strutture dei Gazometri ed ad due passi dalle sponde del Tevere. E’ questo infatti il settore della Capitale che si connota, con sempre maggior evidenza, come catalizzatore delle principali iniziative del Contemporaneo. Il team di Curva Pura è composto da Vittorio Beltrami, Yuliya Galycheva, Andrea Romagnoli, Raffaella Stefanelli e Giulia Zappone, cinque personalità molto diverse tra loro ma accomunate da una fibra tenacissima ed da una instancabile vena creativa. Curva Pura ha già realizzato progetti artistici di respiro internazionale, sia in Italia che all’estero, ed aspira a diventare un punto di riferimento per il Contemporaneo a Roma.
Boccanera Gallery apre a Trento nel 2007 con la volontà di sostenere la ricerca di artisti emergenti, spaziando attraverso i diversi linguaggi dell’arte contemporanea. Lo spazio espositivo, situato in un primo tempo in una delle zone residenziali della città, dal 2016 viene trasferito nel distretto a nord del capoluogo trentino. Oggi, un ampio capannone industriale di circa 200 metri quadrati permette agli artisti di sperimentare con maggiore libertà le diverse possibilità installative e una project room ospita ‘progetti speciali’ appositamente pensati per questo spazio più intimo. Nel 2016 inaugura una seconda sede in via Ventura a Lambrate, il cuore del Quartiere dell’Arte di Milano. Giorgia Lucchi Boccanera, la titolare, dal 2012 apre un dialogo volto ad approfondire le diverse realtà e culture dell’est europeo. Dal 2018 la sua attenzione coinvolge anche il continente americano, ampliando il panorama generazionale. Dal 2013 partecipa attivamente a fiere internazionali promuovendo sia progetti monografici che piccole collettive. Collabora con istituzioni pubbliche, fondazioni private e curatori indipendenti nella promozione di artisti e di nuovi media.
INFO
MATERIA PRIMA
Cristian Avram, Arianna Bonamore, Veronica De Giovanelli, Piotr Hanzelewicz, Pasquale Nero Galante, Claudio Orlandi, Ugo Piccioni, Federico Seppi, Rosario Vicidomini, Medina Zabo
A cura di Michela Becchis
Un progetto di Il Quadrifoglio e Curva Pura
Con la collaborazione di Boccanera Gallery
Con il patrocinio di patrocinio di: Comune di Livo, Provincia Autonoma di Trento, Regione Trentino Alto Adige, Cassa rurale Val di Non, BIM dell’Adige – Consorzio dei Comuni della Provincia di Trento
Inaugurazione 22 giugno 2019 ore 19.00
Palazzo Aliprandini Laifenthurn
Livo, Val Di Non, Trento
Fino al 21 luglio 2019
Orari: lunedì – venerdi, 20.00 / 22.00 – sabato – domenica, 16.00 / 18.00 | 20.00 / 22.00
Per visite su appuntamento
ilquadrifoglio.livo@gmail.com – info@arteboccanera.com