I suoi mondi impossibili a Palazzo Blu
“Vedere due mondi diversi nello stesso identico luogo e nello stesso tempo, ci fa sentire come se fossimo in balìa di un incantesimo.
Solo un Artista ci può dare questa illusione e suscitare in noi una sensazione eccezionale, un’esperienza dei sensi del tutto inedita”.
M.C. Escher
Blu, Palazzo d’Arte e cultura a Pisa, ospita sino al 28 gennaio la mostra “Escher”, realizzata da MondoMostre e Fondazione Palazzo Blu, con il contributo della Fondazione Pisa e la collaborazione del Gemeentemuseum Den Haag, Arthemisia e M.C. Escher Foundation. La grande esposizione è sotto la curatela del Prof. Stefano Zuffi, storico dell’arte e grande conoscitore di Escher. La mostra presenta i capolavori del grande Artista olandese, e grazie all’uso di innovative soluzioni espositive e alla tecnologia, il percorso espositivo si rivela interessante e coinvolgente. La mostra è l’occasione per ripercorrere le tappe della creatività dell’artista, incantati dal fascino delle sue opere, soffermandosi in modo particolare sul risultato delle sue visite in Italia, Paese che ha segnato profondamente lo stile di Escher. Giovanissimo, comincia ad apprezzare l’arte matematica-razionale grazie al suo Maestro, l’incisore ebreo sefardita Samuel Jessurun (deportato ad Auschwitz), che gli fa conoscere le tradizioni ebraiche e islamiche nell’Arte, confrontandole con i movimenti dell’avanguardia europea. Nel corso degli anni Venti e Trenta intraprende, come detto prima, numerosi viaggi in Italia, in particolare visita diverse città della Toscana. Ecco perchè organizzare una mostra di Escher a Pisa (la cui Università è punto di riferimento internazionale nelle ricerche matematiche e scientifiche), diventa un’occasione unica per studiare ed approfondire l’interazione fra le fonti d’ispirazione della sua creatività.
Escher ha esplorato sempre più a fondo gli orizzonti dell’illusione visiva, attraverso composizioni di carattere geometrico o con la creazione di architetture che possiamo definire “impossibili”.
Lungo il percorso espositivo troviamo oltre cento opere di Escher, contrapposte a frammenti marmorei con decorazioni in stile cosmatesco, tarsie lignee con la rappresentazione di solidi geometrici, incisioni di Piranesi con architetture fantastiche e prospettive suggestive. Nella prima sezione della mostra ammiriamo le incisioni su linoleum eseguite tra i diciannove e i vent’anni, prima ancora di entrare nella Scuola di Architettura e di Arti Decorative ad Haarlem. L’opera-chiave di questa sezione è la grande xilografia del 1922, nella quale Escher combina ritmicamente otto volti diversi.
La sezione “Animali” è dominata da un’opera monumentale: “Metamorfosi II”, del 1939. La lunga striscia combina diversi soggetti attraverso una serie di passaggi inaspettati, con grande virtuosismo tecnico e creativo. Un gusto ironico si ritrova nelle opere successive: una mantide religiosa sembra raccogliersi in preghiera davanti alla tomba di un vescovo, mentre nella “Marcia dei rettili” le lucertole prendono vita direttamente tra gli oggetti dello studio dell’artista.
Interessante la terza sezione, dove sono raccolte alcune esemplari incisioni che appartengono a momenti diversi della carriera di Escher. Proprio per la loro sequenza cronologica, permettono di conoscere varie fasi della creatività dell’Artista. Tra le opere in mostra “La Natura morta con specchio”, che mostra il riflesso di uno scorcio di Siena, città amatissima dall’artista, mentre la “Goccia” ripropone il tema della superficie riflettente convessa, che Escher riprende da Van Eyck e da Parmigianino, ma che spinge a nuovi orizzonti espressivi.
In “Geometrie e ritmi” si ammira “Stelle”, la celebre litografia del 1948, dove nel cielo notturno fluttuano diversi solidi regolari ispirati alle illustrazioni leonardesche della Divina Proportione di Luca Pacioli. La ricerca di un ipnotico effetto d’infinito è ben rappresentata da una delle incisioni più celebri di Escher: “Sempre più piccolo”, del 1956.
Proseguendo troviamo i paesaggi di Escher, affascinato da quelli italiani: coglie gli aspetti dell’inscindibile fusione tra natura e architettura. È molto significativo che nei suoi paesaggi non compaia mai nessuna figura umana.
Nella sesta sezione possiamo ammirare alcune immagini-simbolo della sua produzione: una serie di dodici piccole litografie del 1921; il grande occhio che osserva e trasforma la realtà; le mani che disegnano sé stesse, in un’ipnotica celebrazione dell’abilità tecnica, che viene dimostrata anche con la sfida delle regole della prospettiva con le sue architetture fantastiche, modulate anche con le deformazioni della visione curva, come nel caso della celebre “Balconata” del 1945.
Non possono mancare le incisioni di soggetti botanici, realizzate lungo un arco di tempo di oltre trent’anni. La sequenza comprende anche uno degli “Emblemata”, la serie di ventiquattro soggetti simbolici realizzati nel 1931, commentati da motti in latino e in olandese.
Nell’ultima sezione, “Autoritratti”, presente “Mano che sorregge una sfera specchiante”, una delle ultime opere eseguite dall’Artista prima di lasciare l’Italia nel 1935, una delle immagini più celebri di Escher, quasi il simbolo della sua intera attività.
INFO ESCHER 13 ottobre 2017 – 28 gennaio 2018 Palazzo Blu, Pisa Dal lunedì al venerdì 10.00-19.00 Sabato, domenica e festivi 10.00-20.00 www.mostraescherpisa.it