Dal 30 maggio apre al pubblico Questo non è un giuoco 1996–2023, personale di Matia Chincarini che ripercorre le tappe di un percorso artistico che attinge al gioco come metafora di un’azione catartica votata all’uscita dal sé, dal razionale, dall’ordinario e lo sviluppa come strumento di crescita individuale e collettiva.
Composta di opere che abbracciano l’intero periodo di attività di Chincarini, la selezione esposta ha come cifra stilistica l’evoluzione peculiare dell’artista, che – partito con un’indagine del linguaggio delle civiltà primitive a contatto con un divino inscindibile dalla natura, in una dimensione rituale che serve a sopravvivere – è approdato al giuoco come metafora di un’azione catartica collettiva votata alla ricerca del Sé per evolvere la coscienza ed esplorare nuove sensibilità legate alle sfere Superiori.
Nel movimento verso tale ricerca, quella di Matia Chincarini è un’arte che nel tempo si è trasformata, non è rimasta ferma in se stessa; si è evoluta, è cresciuta fino a diventare “arte sociale” nel senso che intendeva il grande artista tedesco Joseph Beuys, maestro dichiarato di Chincarini.
Un’arte, cioè, opposta all’individualismo autoreferenziale; aperta invece al pubblico, al gruppo, alla realizzazione condivisa dell’opera, la cui resa finale è possibile grazie al contributo di molti che lavorano ad un risultato che non si sa in anticipo quale sarà, dunque proprio per questo inaspettato, poetico (da “poesis” – fare) e sorprendente.
La mostra, a tal fine, è corredata da un catalogo che illustra le tappe del percorso artistico di Matia attraverso un gioco proposto al fruitore: trait d’union della poetica dell’autore, che sposa il concetto di “democratizzazione “dell’arte di Beuys e del beneficio che la pratica artistica comporta in chi la compie.
È anche una forma di “arte terapia”, di cura della persona che, attraverso l’esperienza diretta con l’arte, cambia sé e gli altri. Una necessità fisica e interiore il cui elemento fondamentale è il giuoco.
I lavori artistici di Matia Chincarini celebrano sì la libertà creativa, l’anarchia, il divertimento, ma aiutano anche a pensare, a riflettere su sé stessi, e dunque a conoscersi.
Gioco come cibo per il corpo, per l’anima e per lo spirito: un “uscire da sé” che riesce ad entrare in quello “spirituale dell’arte” a cui si riferisce Kandinsky, che porta al cambiamento e all’evoluzione del sé.
In fondo l’estetica non è anche (e sempre) etica?
La bellezza (dell’arte) non è anche (e sempre) amore?
Arte e amore coincidono – sembra dirci Matia, ci purificano e ci migliorano.
Matia Chincarini è nato nel 1975 a Valdagno (VI). Nel 1996 si è laureato Maestro d’Arte pittorica all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha viaggiato e viaggia in India, Marocco e Brasile creando collaborazioni con artigiani locali nella realizzazione di opere d’arte. Il suo lavoro è stato mostrato presso: Palazzo Forti Verona, Palacio de la Madraza Granada (Spagna), 49ª Biennale d’arte di Venezia, 10ª Biennale d’Architettura di Venezia. Espone in gallerie e spazi espositivi a Milano, Roma, Bologna, Verona, Salerno, Grosseto, Bruxelles, Torino, Firenze, Pesaro, Trento e Venezia.
INFO Matia Chincarini QUESTO NON È UN GIUOCO 1996 – 2023 A cura di Alex Von Pentz. Apparato critico di Gaia Guarienti. 30 maggio – 27 giugno 2023 Opening: 30 maggio ore 18.00 Auditorium San Giovanni Torri del Benaco (VR) Via per Albisano, 3 Orari di apertura: Lunedì 10-13 Venerdì Sabato Domenica 16-20 o su appuntamento