Mutazione di un materiale inedito per l’Arte
Mostra bipersonale di SILVIA FUBINI e ORNELLA ROVERA
La mostra organizzata dal Politecnico di Torino con Biennale Tecnologia vuole inserirsi nel panorama artistico scientifico, attraverso l’utilizzo di PETALO®, PET riciclato fornito dalla DENTIS Recycling Italy, azienda leader del Piemonte, nel settore del riciclo plastico.
Entrambe le artiste pur utilizzando lo stesso materiale, piccole scaglie di plastica, seguono un percorso ben differenziato, sia per quanto riguarda l’idea concettuale delle opere che per la composizione delle stesse.
Silvia Fubini utilizza il medium fotografico per dare vita all’idea di salvaguardia del pianeta, e lo fa in un modo che ha poco a che fare con il mondo delle favole, porta in mostra, quello che io definisco “il gioco serio dell’Arte”, niente bambolismi, ma rigore di azione e di pensiero. Questo di norma accade, quando il progetto al quale si prende parte, è comune, tocca tutti indistintamente, e non ci si può esimere dall’azione, al fare.
La particolarità delle fotografie è data proprio dall’utilizzo di queste piccole scaglie, che utilizzate in modo differente, assumono una connotazione scintillante, a tratti quasi ipnotica, scorrendo come in un frame a seconda che si tratti di acqua o di terreno.
Anche la scelta delle specie animali è perfetta, ed è sicuramente più difficile “ricreare” come still life il pulcino, il tucano, la volpe artica piuttosto che i grandi classici come il cane, il gatto o il criceto.
Ma analizzando più addentro le opere di Silva Fubini, ci rendiamo conto che il pensiero è molto più complesso: non si tratta solo di salvare la terra, di salvare gli animali, di avere a cuore il territorio, si tratta di lanciare un messaggio importante. Occorre insegnare alle nuove generazioni ed a quelle future che stiamo arrivando ad un punto di non ritorno, ed ecco che il pulcino di Silvia ci ricorda le sue lontane origini, risalenti al 4000 a.c., arrivato a noi dalla Persia, oppure la volpe artica a reale rischio di estinzione.
Le fotografie di Silvia ci portano davvero a pensare, tanto che l’uomo compare solo in una fotografia “Attacco”, dove si deve fronteggiare con un ghepardo. Chi vincerà?
Sicuramente gli animali di Silvia Fubini, fanno parte del suo bestiario fantastico, pregno di simboli di leggerezza, fierezza, gentilezza tutti simboli che oggi l’Uomo nonostante si dica civile ormai non possiede quasi più o solo in casi molto rari. Ecco, Silvia con le sue fotografie ci sta dicendo proprio questo: fermiamoci, pensiamo, diamo vita ad un mondo migliore, un mondo che tutti in fondo vorremmo. Ci sta dicendo “prepariamoci ad essere”.
Silvia Fubini quindi, mette in mostra il pensiero corale di ciascuno di noi, e direi che ci riesce molto bene, l’utilizzo delle scaglie di plastiche è un buon mezzo per lanciare molteplici messaggi, la plastica non è poi così pericolosa, se utilizzata e riciclata in modo giusto e ben si adatta alle opere artistiche, segno di apertura verso tutti quegli artisti, come Silvia, che sentono in modo viscerale il tema delle mutazioni, delle sfide da accettare , dei cambiamenti che dobbiamo affrontare, degli scenari che cambiamo continuamente.
Ornella Rovera, affronta lo stessa tema e lo stesso tipo di materiale con delle installazioni light box. Il pensiero di Ornella è molto complesso e si rifa al pensiero del vivere e della vita. Un pensiero questo, molto più elevato del semplice vivere umano e le sue spirali esprimono proprio questo.
Una armonica geometria vuota, che si riempie di materiale, che non respinge ma accoglie, vuoti che diventano pieni, ed ecco che l’atto della costruzione dell’opera diventa quasi performance estesa all’installazione.
Ornella Rovera però, sottende qualcosa di non detto, una parola che si trasforma in materia, ed è proprio questa la poetica delle sue opere.
Le “Configurazioni strutturate” comprendono diverse dottrine e materie: la filosofia, la geometria, la matematica e proprio da queste Ornella Rovera attinge, per arrivare a delle composizioni che ci portano all’Hic et Nunc, al pensiero di cui parliamo, quello della vita.
Ornella sa utilizzare molto bene il materiale di riciclo e lo fa nel modo migliore possibile, le spirali ci avvolgono, come se ci abbracciassero, non importa che tipo di vita incontrino, la seguono e la inglobano. Ornella Rovera riesce a dare alle sue installazioni, un senso importante: il significato delle opere insieme al loro significante portano alla composizione finale, figlia di una elaborazione concettuale complessa.
Tutte le opere di Ornella Rovera ci rimandano al pensiero dominante, quello della vita. “Palafitte” è l’esempio della primitività prima e della grandezza poi dell’uomo, di quello che nei secoli ha fatto, fino ad arrivare anche per l’artista, ad un punto di non ritorno (forse).
Ornella ci lancia molteplici messaggi, tutti riguardanti la circolarità del sistema, si perché di questo si tratta, tornare alla Natura, all’essenza primordiale delle cose, Gea ce ne sta già chiedendo conto, non possiamo più fare finta di nulla. Questo messaggio echeggia fortemente anche in “Concrezioni”, bozzoli o pietre incave, non importa quello che ci vediamo è importante capire il messaggio che attraverso le “scaglie” Ornella riesce, grazie al suo virtuosismo da scultrice, a rendere quanto mai attuale.
Le installazioni di Ornella Rovera sono opere liriche, senza tempo, perché il messaggio che lanciano è anch’esso privo di tempo. Non c’è ripetizione nelle sue opere, ogni singola installazione anche se apparentemente può apparire simile, porta con sé degli elementi sempre differenti, frutto di un sforzo che si compie quotidianamente, e questo è molto importante, riuscire a dare sempre una “vita” differente e sempre nuova. v
BIENNALE TECNOLOGIA 12-15 novembre 2020 Castello del Valentino, Sala delle Colonne Torino Mostra a cura di Paola Stroppiana