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iosonovulnerabile

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Sergio Mario Illuminato: iosonovulnerabile, rigenerazione estetica e naturale

Il progetto artistico IOSONOVULNERABILE di Sergio Mario Illuminato, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, si avvia alla conclusione lasciando un’eco profonda. Per la prima volta nella storia dell’Istituto, gli spazi storici del giardino dell’Hôtel de Galliffet hanno accolto un mosaico di linguaggi espressivi che, attraverso l’arte, hanno esplorato l’essenza della fragilità umana.

Uno degli elementi più innovativi e sperimentali dell’esposizione è stata l’installazione di ‘Organismi Artistici Comunicanti’, opere che rompono con i canoni classici dell’esposizione museale. Questi dispositivi artistici sono stati conficcati direttamente nel terreno del giardino, come se, caduti dal cielo, fossero diventati parte integrante del paesaggio stesso. Radicati nella natura, interagivano con essa, mostrando la lenta trasformazione che il tempo e gli agenti atmosferici imprimono sulle superfici delle opere. Le pitture-sculture, già segnate dalla vulnerabilità dei pigmenti organici e metallici che le compongono, sono state ulteriormente plasmate dalle intemperie, permettendo che piante e muschi si insinuassero tra le loro trame. Quasi a voler suggerire che, proprio nella fragilità, si cela il potenziale per generare nuova vita.

Questo processo di trasformazione continua riflette una delle riflessioni centrali del progetto: la vulnerabilità non è uno stato immobile, ma una condizione in costante evoluzione, capace di rigenerarsi e trasformarsi. Le piccole piante che emergono tra i materiali pittorici-scultorei rafforzano questa simbologia, rendendo visibile una rigenerazione estetica e naturale, che abbraccia l’imperfezione come terreno fertile per il cambiamento.

Un capitolo cruciale dell’esposizione è stato rappresentato dalla serie fotografica Terre rare, realizzata all’interno dell’ex Carcere Pontificio di Velletri. Queste immagini, stampate su carta fatta a mano, sono impregnate di storia e materia: barre ossidate posizionate all’esterno a sostegno delle fotografie hanno lasciato le loro impronte, quasi come cicatrici sulla superficie delle stampe, conferendo loro una fisicità che dialoga con i temi della prigionia, del tempo e dell’abbandono. Portare questi scatti a Parigi, lontano dal luogo d’origine, ha sottolineato il loro potenziale universale nel raccontare la fragilità umana, ovunque essa si manifesti.

Questa pratica performativa e transdisciplinare ha trasformato il concetto di fallimento in una conquista, riconoscendo l’errore come elemento imprescindibile del processo di crescita. Come ha dichiarato Illuminato: “L’arte non è un lusso, ma una necessità vitale. Nella fragilità si trova la forza per cambiare il mondo, a partire da se stessi.”

L’accoglienza del pubblico parigino è stata intensa e partecipata. I visitatori hanno reagito con stupore e profonda riflessione di fronte alla capacità della mostra di rivelare una verità intima e universale: la vulnerabilità non è una debolezza, ma una condizione che ci unisce tutti. Alcuni l’hanno descritta come un “viaggio interiore,” un’occasione in cui l’arte è riuscita a farsi specchio delle proprie paure, speranze e sconfitte. Un aspetto sorprendente dell’esposizione è stato il permesso di toccare le opere destinate simbolicamente all’oblio. 

Questo gesto ha provocato una reazione spontanea: alcuni visitatori hanno staccato piccoli frammenti dalle opere, portandoli via come souvenir simbolici di una vulnerabilità condivisa. Questo atto ha arricchito ulteriormente il significato dell’opera, sottolineando la partecipazione attiva e personale del pubblico alla riflessione sull’effimero e sul fallimento.

Il progetto, articolato in più capitoli, ha dimostrato la potenza del dialogo tra diverse discipline, intrecciando pittura, scultura, fotografia, cinema e performance. Le giovani artiste dell’Accademia di Belle Arti di Roma hanno partecipato con l’opera Jonchets, evidenziando la necessità di un cambiamento sociale attraverso gesti semplici ma carichi di significato.

La mostra ha anche ospitato l’anteprima internazionale del cortometraggio ‘Vulnerare’, che ha lasciato il pubblico con una profonda consapevolezza: la vulnerabilità è un filo invisibile che lega le esperienze umane più intime e autentiche.

Dopo Velletri e Parigi, la tappa finale di ‘iosonovulnerabile’ si realizzerà a Roma presso Villa Altieri Palazzo della Cultura e della Memoria dal 6 dicembre 2024 all’11 febbraio 2025.

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